L’arresto di Luigi Mangione, avvenuto in un ristorante McDonald’s di Altoona, Pennsylvania, ha sorpreso molti per la presenza di prove incriminanti ancora in suo possesso. Mangione è accusato dell’omicidio di Brian Thompson, CEO di United HealthCare, avvenuto all’Hilton di New York. Tra le prove, una pistola e un silenziatore utilizzati per il delitto, documenti falsi con vari alias e un manifesto politico contro il capitalismo. Quest’ultimo rivela il movente ideologico dell’omicidio: «Scusate per i traumi, ma era necessario eliminare questo parassita…».
Non un sicario professionista ma un estremista anti-capitalista, Mangione, 26 anni, laureato presso l’Università della Pennsylvania, ha un background di scuole e formazione prestigiose. Conoscitore della tecnologia, ha impiegato un’arma ottenuta tramite una stampante 3D. Anche se le sue radici sono italiane, è nato negli Stati Uniti, in Maryland, e ha lavorato per la TrueCar in California. Ha vissuto un periodo di smart working a Honolulu, suggerendo uno stile di vita cosmopolita.
L’improvvisa evasione dai social sei mesi fa coincide con l’emergere di una nuova ideologia. In un commento online Mangione ha elogiato la filosofia di Unabomber, segnalando un cambio di direzione nei suoi interessi e nelle sue convinzioni politiche.
Durante l’infanzia, Luigi era affetto da problemi alla colonna vertebrale, peggiorati dopo un incidente mentre praticava windsurf. Un’operazione chirurgica complicata ha richiesto l’uso di impianti. Tuttavia, le complicazioni post-operatorie sembrano averlo distaccato dalla normale vita sociale.
Vi sono speculazioni su una possibile dipendenza da antidolorifici oppiacei post-intervento, ma Luigi ha negato problemi di droga e salute mentale. La mancanza di connessioni dirette con altre figure del mondo sanitario e il ritrovamento dell’arma presentano Mangione come un lupo solitario. Resta da capire come fosse a conoscenza degli spostamenti esatti di Thompson quella fatidica giornata, ma l’accusa di omicidio è ormai formalizzata.