La tragica morte di Larimar Annaloro, quindicenne trovata impiccata a un albero a Piazza Armerina (Enna) il 6 novembre, continua a sollevare dubbi e interrogativi. La madre della ragazza, Johary Annaloro, ha dichiarato pubblicamente di aver fornito agli inquirenti i nomi dei presunti responsabili, alimentando sospetti su un possibile omicidio mascherato da suicidio.

Secondo quanto riferito dalla madre durante un’intervista televisiva, la dinamica della morte della giovane presenta aspetti che rendono improbabile l’ipotesi di un gesto volontario. “È impossibile che Larimar abbia scelto un metodo così brutale per togliersi la vita – ha dichiarato –. Ho parlato con gli investigatori e fatto nomi e cognomi. Ora spetta a loro indagare”.

Minacce di morte a scuola

Tra i dettagli emersi, uno in particolare risulta inquietante: il giorno della sua morte, Larimar sarebbe stata vittima di minacce di morte a scuola. Un’informazione che, se confermata, potrebbe rivelarsi cruciale per comprendere il contesto in cui si sono svolti i fatti. Johary Annaloro ha puntato il dito anche contro l’istituto scolastico frequentato dalla figlia, accusandolo di non aver avvisato la famiglia di quanto accaduto. “Se qualcuno, un docente, il preside o il bidello mi avesse avvertita delle minacce, non l’avrei mai lasciata sola”, ha affermato con amarezza.

La scena del ritrovamento

La scoperta del corpo della ragazza ha aggiunto ulteriori elementi di perplessità. La madre ha raccontato che la stanza di Larimar era stata trovata completamente a soqquadro, con oggetti personali, incluso l’intimo, sparsi sul pavimento. Ha anche sottolineato che il giardino di casa, dove il corpo è stato ritrovato, presenta falle nella recinzione che avrebbero potuto permettere a chiunque di entrare.

“Le scarpe di Larimar erano bianche e pulite, impossibile che abbia camminato fino a quel punto da sola. È stata trovata in ginocchio, con solchi evidenti sotto le ginocchia. Questo fa pensare che fosse già svenuta o morta quando è stata lasciata lì”, ha spiegato Johary, avanzando l’ipotesi che il luogo del ritrovamento fosse stato scelto per inscenare un suicidio.

Presunti complici e un appello al silenzio

La madre della quindicenne sospetta anche che dietro la morte della figlia vi sia una rete di complici, forse adulti, che avrebbero partecipato o coperto il crimine. “Tutti tacciono, nessuno mi ha detto nulla. È chiaro che c’è un’omertà diffusa”, ha affermato.

Le parole della donna riflettono il senso di impotenza e rabbia di chi cerca risposte in una tragedia che appare ancora avvolta nel mistero. Al termine dell’intervista, Johary ha lanciato un appello a chiunque possa avere informazioni utili: “Chi sa qualcosa, parli”.

Indagini in corso

Gli inquirenti stanno analizzando ogni elemento, compresi i dispositivi elettronici degli otto compagni di scuola con cui Larimar aveva rapporti. Inoltre, l’autopsia ha evidenziato modalità definite “anomale” per un suicidio, aprendo ulteriori scenari investigativi.

Questa drammatica vicenda ha scosso profondamente la comunità di Piazza Armerina, portando alla luce questioni cruciali legate alla sicurezza nelle scuole e al ruolo delle istituzioni nel prevenire tragedie simili. Mentre le indagini proseguono, la famiglia di Larimar continua a chiedere giustizia, sperando che la verità possa emergere e che i responsabili, se ci sono, vengano assicurati alla giustizia.

La morte di Larimar rimane un caso complesso, dove dolore e ricerca di verità si intrecciano, richiamando l’attenzione su quanto sia fondamentale proteggere i più giovani da violenze e minacce, dentro e fuori le mura scolastiche.

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