In Italia, si profilano almeno tre candidati principali per la successione all’ambasciatrice Elisabetta Belloni nel ruolo di direttore del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza della Repubblica. L’attuale direttore dell’intelligence italiana, la cui uscita è prevista per il 15 gennaio, potrebbe vedere un avvicendamento anticipato a causa delle delicate negoziazioni in corso per il rilascio della giornalista Cecilia Sala, detenuta in Iran. Tuttavia, il Governo intende accelerare la nomina del successore, che potrebbe essere formalizzata nel prossimo Consiglio dei ministri.
La rosa dei candidati include figure di spicco come la prefetta Alessandra Guidi, attuale vice di Belloni, il prefetto Vittorio Rizzi, vicedirettore dell’Aisi, e il prefetto di Roma, Lamberto Giannini. Inoltre, viene citato il nome del generale dell’Esercito Francesco Paolo Figliuolo, la cui recente nomina a vicedirettore dell’Aise potrebbe tuttavia rappresentare un impedimento.
Tra gli altri possibili successori c’è il comandante della Guardia di Finanza, Andrea De Gennaro. Gli attuali direttori dell’Aisi e dell’Aise, Bruno Valensise e Gianni Caravelli, pur avendo profili idonei, sono considerati troppo strategici nei loro ruoli attuali per essere trasferiti.
Un’ulteriore ipotesi riguarderebbe la nomina di una donna manager di Stato o di alti ufficiali dei Carabinieri o della Guardia di Finanza a questa carica. Indipendentemente dalla scelta, sarà essenziale che la persona designata goda della piena fiducia della premier Giorgia Meloni e del sottosegretario con delega ai servizi segreti, Alfredo Mantovano.
Come da prassi, l’esecutivo procederà a consultazioni anche con le forze politiche di opposizione per garantire trasparenza e condivisione nella decisione. Il ruolo del direttore del Dis, infatti, richiede un solido rapporto di fiducia e coordinamento con il presidente del Consiglio e il sottosegretario incaricato, oltre al compito di supervisionare le due agenzie di intelligence italiane.
La procedura adotterà quindi un approccio collegiale, annunciando la decisione prima della formalizzazione da parte del Consiglio dei ministri. Questo consentirà di mantenere un equilibrio istituzionale e di continuità nella gestione delle informazioni e della sicurezza nazionale.