Le indagini sull’accoltellamento mortale di Mamadi Tunkara, vigilante di 36 anni originario del Gambia, stanno facendo progressi significativi. L’incidente, avvenuto venerdì in via Tiraboschi a Bergamo, ha portato le autorità a fermare Sadate Djiram, un 28enne originario del Togo, come principale sospettato del crimine. L’uomo ha avuto una relazione con una donna italiana, ex convivente, che aveva successivamente interrotto il rapporto. Djiram credeva che Tunkara potesse essere coinvolto sentimentalmente con la sua ex fidanzata, un sospetto che lo avrebbe portato a cercare il chiarimento prima di compiere il gesto estremo.
L’omicidio ha suscitato commozione tra i colleghi di Tunkara al supermercato Carrefour, dove lavorava, e ha spinto i dipendenti a omaggiarlo con fiori e lettere in suo ricordo. Tuttavia, l’arresto di Djiram ha rivelato un quadro complesso e ha sollevato numerosi interrogativi, tra cui la possibilità che l’incontro non sia stato casuale ma frutto di una pianificazione premeditata.
La confessione di Djiram è stata ottenuta dopo iniziale silenzio e resistenza a rispondere. Solo quando stava per essere trasferito in carcere, ha chiesto di parlare, spiegando agli inquirenti il suo punto di vista, assistito dal suo legale. L’indagine si concentrerà anche sull’arma del delitto, un coltello da cucina ritrovato nelle vicinanze della via di fuga, e sugli abiti che Djiram portava quando è stato fermato vicino alla frontiera svizzera.
Il procuratore aggiunto Maria Cristina Rota ha annunciato che l’autopsia del corpo della vittima è prevista per martedì, mentre verranno valutati dettagli scientifici per corroborare gli elementi a carico del fermato. L’uomo era stato intercettato dalle autorità svizzere mentre cercava di attraversare la frontiera senza documenti, dopo aver lasciato il suo zaino con documenti in una fuga frettolosa e improvvisata.
Le autorità di Bergamo hanno reagito prontamente all’emergenza, con un vertice straordinario in Prefettura per discutere l’allarme sociale seguito all’omicidio. Il prefetto Luca Rotondi, insieme ai vertici delle forze dell’ordine, ha attraversato i fatti, con la partecipazione del sostituto procuratore Rota, che è stata presente sul luogo del crimine fin dai primi momenti. L’efferato accadimento ha scosso la comunità locale che ora attende giustizia per la morte di Mamadi Tunkara, mentre continua a mettere una lente sulla vulnerabilità del quartiere alla criminalità.