La complessa vicenda giudiziaria di Monica Busetto, un’operatrice sociosanitaria di 62 anni, si è recentemente arricchita di un nuovo capitolo. Busetto è stata condannata a 25 anni di reclusione per l’omicidio di Lida Taffi Pamio, un crimine avvenuto nel dicembre del 2012 a Mestre, vicino Venezia. Le indagini hanno puntato il dito contro Busetto, soprattutto a causa di una collanina su cui è stato trovato il DNA della vittima, nonostante la donna abbia sempre dichiarato la propria innocenza e negato qualsiasi coinvolgimento.
Inizialmente il caso non aveva destato ampia attenzione, non uscendo dai confini locali. Tuttavia, la situazione è cambiata nel dicembre 2019, quando il programma televisivo “Fuori dal coro” di Mario Giordano su Rete 4 ha dato spazio alla questione. Anche lo scrittore e giornalista Massimiliano Cortivo ha contribuito a sollevare il dibattito su questa intricata storia, dedicandovi un libro scritto con il criminologo Lorenzo Brusattin.
Un elemento chiave nel processo è stata la dichiarazione di Susanna Lazzarini, che inizialmente aveva confessato l’omicidio del 2012, per poi ritrattare e includere Busetto nella sua versione dei fatti. Lazzarini è stata inoltre coinvolta in un altro efferato omicidio a Mestre nel 2015, dove l’81enne Francesca Vianello è stata trovata morta con modalità molto simili.
Le autorità giudiziarie, pur avendo evidenziato la poca affidabilità di Lazzarini a causa delle sue mutevoli dichiarazioni, hanno ritenuto il materiale genetico sulla collanina come prova decisiva per condannare Busetto. Tuttavia, i difensori della donna, gli avvocati Stefano Busetto e Alessandro Doglioni, sostengono che la quantità di DNA trovata sul gioiello fosse troppo esigua per essere considerata definitiva, ipotizzando una possibile contaminazione durante gli esami.
Nonostante l’ultimo tentativo di revisione del processo da parte della difesa sia stato respinto dalla Corte di Cassazione, restano aperte delle questioni riguardanti i protocolli seguiti durante le analisi dei reperti. La genetista Lucia Bartoloni, coinvolta nella revisione del caso, sta lavorando per far luce su questi aspetti, in vista di una possibile nuova richiesta di revisione da presentare nel 2025.
La vicenda si dipana quindi tra problemi tecnici e processuali, colpi di scena e un contrasto di sentenze, che rendono la storia di Busetto un caso unico nel panorama giudiziario italiano. Ad oggi, la questione rimane intricata, con i legali di Busetto intenti a riesaminare ogni dettaglio, nella speranza di dimostrare l’innocenza della loro assistita.