L’omicidio di Sofia Stefani, vigilessa 33enne, assassinata da un colpo di pistola partito dall’arma d’ordinanza del suo ex collega e amante Giampiero Gualandi, di 63 anni, sembra essersi verificato in un contesto di esasperazione e tensione dovute alla fine di una relazione sentimentale ormai deteriorata. Queste circostanze, secondo il giudice per le indagini preliminari Domenico Truppa, non dovrebbero ripetersi attualmente nel contesto casalingo, dove l’imputato non rappresenterebbe una minaccia di atti violenti nei confronti di altre persone. È il ragionamento giuridico che ha portato il giudice a determinare la revoca della detenzione in carcere a favore degli arresti domiciliari con l’utilizzo di un braccialetto elettronico per il controllo.
Il reato avvenuto lo scorso 16 maggio negli uffici del comando della Polizia locale di Anzola Emilia (Bologna) ha già suscitato molte polemiche. L’accusa di omicidio aggravato resta valida, nonostante Gualandi abbia dichiarato che il colpo mortale sia stato esploso accidentalmente durante una colluttazione. Le forze dell’ordine continuano a raccogliere prove per determinare la volontarietà del gesto. La Procura, rappresentata dal procuratore aggiunto Lucia Russo e dal pm Stefano Dambruoso, ha richiesto un giudizio immediato e ha impugnato la concessione degli arresti domiciliari.
Secondo il giudice Truppa, i fatti si sarebbero sviluppati in un contesto di relazione extraconiugale ormai insostenibile, caratterizzata da un alto livello di stress emotivo. Questa condizione, tuttavia, non sarebbe replicata nell’ambiente domestico attuale di Gualandi, rendendo poco probabile un ulteriore episodio di perdita di controllo. La decisione di concessionare gli arresti domiciliari non comporta alcuna riduzione delle responsabilità penali dell’accusato, ancora in fase di accertamento.
In un primo momento, già ad ottobre 2024 era stata concessa a Gualandi la possibilità di scontare la detenzione ai domiciliari, decisione poi annullata per ragioni formali dal tribunale del Riesame. Tuttavia, la scelta più recente del giudice ha indignato i familiari della vittima.
I legali della famiglia Stefani, rappresentati dall’avvocato Andrea Speranzoni, hanno manifestato disapprovazione verso la decisione del Gip, sottolineando la possibilità che il pericolo di reiterazione del reato non possa essere escluso nell’ambiente domestico. L’avvocato ha annunciato l’intenzione di presentare una memoria al tribunale del Riesame, evidenziando le azioni dell’omicida prima e dopo il tragico evento e le dinamiche del contesto lavorativo in cui è avvenuto l’omicidio. Questi elementi, secondo la difesa della famiglia, sarebbero indicativi di una condotta pericolosa e reiterabile del soggetto accusato.