Il prossimo 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la Corte d’Assise di Milano emetterà la sentenza per l’omicidio di Giulia Tramontano, il cui principale accusato è Alessandro Impagnatiello. La pubblica accusa, rappresentata dal pm Alessia Menegazzo e dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella, ha richiesto per l’imputato la condanna all’ergastolo con un’aggravante di 18 mesi di isolamento diurno. Le indagini, condotte dai carabinieri sotto la guida delle due magistrate, hanno messo in luce una vicenda raccapricciante che si è sviluppata nel corso di una relazione complessa e tragicamente culminata nell’omicidio.
Il processo, iniziato dieci mesi fa, ha visto numerose testimonianze e l’interrogatorio di Impagnatiello, ex barman di un rinomato locale milanese. Durante il procedimento, una perizia psichiatrica ha stabilito che l’imputato era mentalmente sano e pienamente consapevole delle proprie azioni. Le testimonianze dei periti e le prove raccolte hanno rafforzato la tesi dell’accusa, che descrive il comportamento di Impagnatiello come manipolatorio, narcisistico e privo di rimorsi. Questi tratti, secondo i magistrati, non hanno comunque influito sulla sua capacità di intendere e volere, rendendolo pienamente responsabile del crimine commesso.
Il delitto è considerato particolarmente brutale e aggravato da motivi futili, crudeltà e premeditazione. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Impagnatiello avrebbe iniziato a pianificare l’omicidio della compagna e del figlio che portava in grembo già a dicembre 2022, quando avrebbe tentato di avvelenarla somministrandole sostanze pericolose come ammoniaca. La morte di Giulia Tramontano sarebbe avvenuta poi nella primavera successiva, quando Impagnatiello avrebbe approfittato di una discussione tra la donna e una sua conoscente, usandola come pretesto per attuare un piano già preordinato. La pm Menegazzo ha descritto questa vicenda come un vero e proprio “viaggio nell’orrore”, durante il quale Impagnatiello avrebbe elaborato e messo in scena la sparizione della compagna con l’intento di cancellare ogni prova della sua colpa.
Durante la requisitoria, Menegazzo ha sottolineato come il comportamento dell’imputato sembri ispirato da un distacco totale dalla realtà e dall’empatia umana. Le accuse si basano sulla descrizione dell’omicidio come una mossa premeditata, portata avanti con precisione e freddezza, al punto da rendere irriconoscibile il corpo della giovane donna. Questo crimine, secondo l’accusa, si configura come un gesto programmato e consapevole, finalizzato a “far scomparire” Giulia, che rischiava così di diventare una delle tante donne vittime di violenza dimenticate dalla società.
La famiglia di Giulia Tramontano ha assistito con dolore e compostezza a ogni fase del processo, e anche nei giorni più difficili ha condiviso pensieri e ricordi della giovane vittima. La madre, Loredana Femiano, in occasione delle udienze ha pubblicato sui social parole di affetto e commozione in memoria della figlia, ricordando l’importanza di mantenere vivo il suo ricordo. Anche Chiara, la sorella di Giulia, ha scritto in più occasioni riflessioni sulla tragica perdita della sorella e del piccolo Thiago, il bimbo che Giulia aspettava da sette mesi. La famiglia della vittima è apparsa determinata nel portare avanti la memoria di Giulia, nonostante il dolore causato dall’atrocità di questa vicenda.
Il caso ha destato una vasta eco a livello nazionale, sollevando riflessioni profonde sulla violenza di genere e sull’urgenza di sensibilizzare l’opinione pubblica su temi come il femminicidio. La sentenza attesa il 25 novembre si carica di un significato simbolico importante, non solo per la famiglia di Giulia, ma per tutte le persone che hanno seguito il caso con sgomento e che desiderano vedere giustizia per una delle molte vittime della violenza domestica in Italia.
Il tragico destino di Giulia Tramontano, uccisa proprio per mano del compagno, riporta al centro dell’attenzione l’importanza di interventi preventivi e dell’assistenza alle donne vittime di abusi. La sentenza che si attende in Corte d’Assise sarà un momento di verità per questo drammatico processo, il cui esito potrebbe rappresentare un passo avanti nella lotta contro la violenza sulle donne.