A distanza di 34 anni dall’omicidio di Simonetta Cesaroni, avvenuto il 7 agosto 1990 a Roma, il colpevole resta ancora avvolto nel mistero. Recentemente, il giudice per le indagini preliminari, Giulia Arcieri, ha richiesto ulteriori accertamenti sulla vicenda, ipotizzando che negli uffici dell’Associazione Italiana Alberghi della Gioventù (Aiag), dove Simonetta era impiegata part-time come contabile, fossero custoditi documenti di rilevanza nazionale, presumibilmente appartenenti ai servizi segreti. Questo elemento potrebbe spiegare interferenze nel corso delle indagini precedenti, mirate a celare la verità sull’omicidio.

In questo contesto complesso e oscuro, si prevede di esaminare anche il celebre furto al caveau della cittadella giudiziaria, realizzato nove anni più tardi da Massimo Carminati, nel 1999. Lo ha anticipato il quotidiano Repubblica. Tra le persone che verranno ascoltate figurano l’ex questore di Roma, Carmine Belfiore, e Sergio Costa, ex membro dei servizi segreti e genero del capo della polizia dell’epoca, Vincenzo Parisi. Il decreto esplora anche la figura di Caracciolo Di Sarno, presidente dell’Aiag, all’epoca, che presumibilmente conosceva il contenuto di quei documenti.

Un altro aspetto da chiarire riguarda la cosiddetta pista Vanacore, riferita al portiere del palazzo di via Poma, Pietrino Vanacore, morto suicida nel 2010. Il giudice ritiene necessario chiarire i numerosi dubbi persistenti attorno a questa figura. Interessante notare come il titolare dell’appartamento dell’omicidio, Manlio Indaco Giammona, risiedesse in un edificio di proprietà della Servo Immobiliare, una società di copertura del Sisde, sequestrata nell’ambito dell’inchiesta sui fondi neri dei servizi segreti.

Paola Cesaroni, sorella di Simonetta, ha espresso riconoscenza per l’ordinanza del giudice Arcieri, che le ha dato speranza di un cambiamento nelle indagini. Assieme all’avvocato Federica Mondani, si è dichiarata fiduciosa che il nuovo corso investigativo, guidato dal pubblico ministero Lia, non sarà influenzato da reticenze passate. A suo dire, è fondamentale affrontare questa indagine senza timore di poteri occulti, poiché l’omertà e la menzogna hanno, per troppo tempo, contaminato le indagini.

La vicenda di Simonetta Cesaroni riecheggia quella di altre vittime in cui, anche quando il colpevole è evidente, se una donna viene uccisa, lo Stato ne esce sconfitto, un messaggio chiaro dalla sorella che invita a perseguire la verità senza esitazioni.

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