Nella tarda notte di martedì, gli agenti di polizia hanno avvistato un giovane di 16 anni che vagava in stato di confusione e completamente nudo su un cavalcavia di via Amoretti. Il ragazzo, visibilmente scosso e incapace di esprimersi chiaramente, ha fatto cenno disperato alla volante, segnalando di essere stato vittima di un’aggressione in un sottopasso. Gli agenti, allertati dalla presenza di numerose ferite lacero-contuse sulla schiena del giovane, compatibili con percosse, hanno richiesto immediatamente l’intervento di un’ambulanza.

L’orrido episodio avvenuto a Quarto Oggiaro, con protagonista un adolescente con un lieve deficit cognitivo, è stato successivamente ricostruito dagli agenti dell’Ufficio prevenzione generale sotto la direzione del pm Ilaria Perinu. La vittima è stata rinchiusa in una cantina e ammanettata con fascette utilizzate per i cavi elettrici, subendo atti violenti e molestie sessuali che sono poi stati filmati. Gli aguzzini hanno anche minacciato il ragazzo, dicendogli che avrebbero eseguito ulteriori azioni violente e che avrebbero diffuso i video se avesse parlato.

Le indagini hanno portato all’arresto di Cristian M., 44 anni, accusato di diversi reati tra cui sequestro di persona, abusi sessuali, produzione di materiale pedopornografico e rapina. Insieme a lui, è stato fermato anche un giovane di 14 anni, soprannominato “Scarface” dalla vittima, che sarebbe stato colui che ha attirato il 16enne nella trappola. Molto del materiale incriminante, come i video delle torture e degli abusi, è stato trovato nel telefono del 14enne, scoperto grazie ad un account Instagram che ha permesso di rintracciare il domicilio del minore.

L’indagine ha svelato che gli abusi si sono prolungati anche in un appartamento, con prove rinvenute sui telefoni degli indagati. Nei filmati, gli investigatori hanno evidenziato non solo la brutalità fisica inflitta, ma anche le violenze psicologiche e sessuali. L’intera vicenda sembra originarsi da un debito di circa 90 euro che la vittima aveva con una ragazza, e uno dei video mostra il ragazzo costretto a chiedere perdono a quest’ultima.

Il giudice per le indagini preliminari, Alberto Carboni, ha avanzato misure restrittive considerata la gravità degli atti, sottolineando l’uso ingiustificato di eccessiva violenza ai danni di un giovane indifeso e psicologicamente fragile. L’episodio ha suscitato un forte allarme sociale, richiamando l’attenzione delle autorità e della comunità sulla necessità di proteggere i soggetti più vulnerabili da simili atrocità.

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