Nei giorni scorsi si è tenuta al Parco della Musica ai Baraccamenti Cattolica di Taranto l’evento intitolato «La Magia nel Natale», organizzato dall’amministrazione comunale per celebrare le festività natalizie. La serata, caratterizzata da momenti dedicati ai bambini, ha però attirato l’attenzione per una presenza controversa.

Krystel D’Ursi, una tarantina di 38 anni, è salita sul palco per condividere l’arte della preparazione delle pettole, una deliziosa specialità locale tipica del periodo natalizio. Tuttavia, il suo coinvolgimento non è passato inosservato: D’Ursi è attualmente imputata per riciclaggio aggravato nel processo conosciuto come «Petrolmafia» ed è moglie di Michele Cicala, un pregiudicato accusato di guidare un gruppo criminale responsabile di frodi sul gasolio agricolo. Secondo l’accusa, insieme avevano creato un impero commerciale attraverso la cooperativa «Primus», che gestiva noti bar e pizzerie a Taranto.

La serata è stata poi al centro dell’attenzione quando le immagini dell’evento sono arrivate sui social media, suscitando reazioni diverse. In particolare, la comparsa del nome «Primus One agency», riconducibile a D’Ursi, ha sollevato interrogativi. L’amministrazione comunale, attraverso una nota diffusa successivamente, ha puntualizzato che non aveva alcun ruolo gestionale nell’evento stesso e che la società Ki.Fra. aveva gestito autonomamente l’affidamento dei servizi, pur escludendo il coinvolgimento diretto del Comune nella scelta dei collaboratori.

Il vice sindaco di Taranto, Gianni Azzaro, in un comunicato ha sottolineato che l’affidamento economico era stato di 27 mila euro alla Ki.Fra., che ha poi collaborato con la Wonderland e la Primus per gli aspetti artistici e logistici. Azzaro ha espresso l’auspicio che episodi simili non si ripetano in futuro, prendendo le distanze dall’inconveniente.

L’amministrazione comunale di Taranto ha rilasciato una dichiarazione in cui si scusa per l’accaduto, riaffermando la correttezza delle proprie azioni e riservandosi di intraprendere eventuali provvedimenti per tutelare l’immagine dell’ente. L’episodio ha inevitabilmente causato un danno d’immagine, mettendo in difficoltà i responsabili comunali, che ora valutano come procedere per evitare che situazioni simili possano ripetersi.

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