del governo rispondono che sull’imbarcazione non si sono verificate situazioni di emergenza, ma continuano i trasferimenti di migranti per motivi sanitari. La vicenda si prolunga fino al 20 agosto, con la nave che rimane al largo di Lampedusa con 147 persone a bordo, a causa del diniego di Salvini di concedere l’autorizzazione allo sbarco. Le scelte effettuate nell’ambito di quella vicenda hanno portato all’apertura di un procedimento giudiziario nei confronti del leader leghista.
Nel processo che ne è seguito, Salvini ha affrontato accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, con i pubblici ministeri che avevano chiesto una condanna a sei anni di carcere. Tuttavia, il 20 dicembre 2024, dopo una lunga camera di consiglio durata otto ore, il Tribunale di Palermo ha decretato che i fatti non sussistono, portando all’assoluzione di Salvini. Al momento della lettura del verdetto si sono levati applausi nell’aula del tribunale da parte dei sostenitori e dei parlamentari presenti, compresi membri del partito e la compagna Francesca Verdini.
Subito dopo la sentenza, il vicepremier ha espresso entusiasmo per l’esito, sottolineando come la decisione non riguardi soltanto la sua persona, ma un’idea più ampia di tutela dei confini nazionali. Ha inoltre ringraziato il legale Giulia Bongiorno e chiunque abbia seguito e sostenuto la sua causa, considerandola una vittoria non solo personale, ma anche della Lega e dell’Italia intera.
Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha espresso piena soddisfazione per la decisione giudiziaria, rilevando la fallacia delle accuse mosse contro Salvini. La premier ha ribadito che la difesa dei confini del Paese non può essere considerata un crimine e ha auspicato il proseguimento di una lotta congiunta contro l’immigrazione illegale e per la tutela della sovranità dello Stato.
Anche il ministro dell’Interno, Piantedosi, ha accolto con favore il verdetto, sottolineando l’importanza del principio secondo cui una linea politica di governo non deve essere giudicata in tribunale. Tale opinione evidenzia come le azioni intraprese da Salvini in qualità di ministro dell’Interno all’epoca fossero in linea con le direttive del governo dell’epoca, sostenute dalla maggioranza parlamentare.
La questione della Open Arms diventa così emblematica di un più ampio dibattito sui confini e la gestione dei flussi migratori, ritenuti da alcuni una minaccia da contrastare con fermezza. Con il completamento di questo processo giuridico, si aprono nuove prospettive sulle politiche future del governo italiano riguardanti l’immigrazione e la sicurezza nazionali.