La Guardia di Finanza e la Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli hanno inferto un duro colpo alla criminalità organizzata, colpendo duramente il patrimonio di Gennaro Marino, ex boss delle “Case Celesti”. Marino, attualmente detenuto, è noto per il suo ruolo di spicco nella feroce faida di Scampia, rappresentata in opere di grande impatto come il bestseller Gomorra di Roberto Saviano e la serie televisiva omonima. A lui è in parte ispirato il personaggio di Ciro Di Marzio, detto “L’Immortale”, interpretato da Marco D’Amore nella popolare serie televisiva.

L’operazione delle fiamme gialle ha portato al sequestro di beni per un valore complessivo di 19 milioni di euro, intestati a cinque prestanome. Il decreto di sequestro è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Napoli, presieduta da Teresa Areniello, su richiesta del sostituto procuratore Vincenza Marra. Tra i beni sequestrati figurano 18 unità immobiliari situate tra Napoli, Melito di Napoli, Vitulazio (Caserta) e Corigliano Calabro (Cosenza), oltre a compendi aziendali di due imprese attive nel settore della distribuzione di carburanti e nella compravendita immobiliare, con sede a Napoli e Arzano.

Le indagini che hanno portato a questa importante operazione si sono basate su una lunga serie di processi e testimonianze di collaboratori di giustizia. È stato accertato che Marino, pluripregiudicato, era affiliato inizialmente al potente clan Di Lauro, per poi passare al gruppo rivale degli “scissionisti”. Questi ultimi, a partire dalla fine del 2004, furono protagonisti di una sanguinosa guerra criminale che sconvolse i quartieri napoletani di Secondigliano e Scampia, nonché i comuni limitrofi di Melito, Mugnano, Arzano e Casavatore. La faida, che causò decine di vittime, è stata narrata da Saviano e rappresenta uno dei capitoli più cruenti della criminalità organizzata in Italia.

Marino, soprannominato “Mckay”, era uno degli uomini chiave del traffico di droga nell’area delle “Case Celesti”, una delle piazze di spaccio più lucrative e controllate dai clan. Il suo coinvolgimento in omicidi particolarmente efferati, quattro dei quali risalenti alla prima faida di Scampia, è stato confermato da diverse sentenze definitive. Marino è detenuto dal 2004 per una serie di reati gravi, tra cui associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, omicidio, tentato omicidio, sequestro di persona, distruzione di cadavere e detenzione illegale di armi da fuoco. La sua pena terminerà nel 2077, una scadenza lontana che riflette l’entità dei crimini commessi.

L’operazione di sequestro, oltre a colpire direttamente il patrimonio di Marino, rappresenta un segnale forte nella lotta alla criminalità organizzata. Le indagini economico-finanziarie condotte dalla Guardia di Finanza sono sempre più spesso uno strumento cruciale per indebolire le reti mafiose. Privare i boss dei loro beni illecitamente accumulati significa non solo infliggere un duro colpo al potere economico dei clan, ma anche sottrarre loro risorse fondamentali per il mantenimento delle loro attività criminali.

La vicenda di Gennaro Marino e la sua ascesa nel mondo della criminalità organizzata rappresentano una pagina drammatica della storia recente di Napoli. Le faide tra clan, con la loro scia di violenza, hanno lasciato cicatrici profonde in città, influenzando la vita di migliaia di persone nei quartieri più colpiti dalla guerra tra camorra e “scissionisti”. La narrativa mediatica, che ha portato alla fama globale il fenomeno attraverso libri e serie TV, ha reso noti i volti e le storie di criminali come Marino, ma ha anche contribuito a mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sul fenomeno della criminalità organizzata.

Tuttavia, oltre alla rappresentazione televisiva e letteraria, l’azione concreta delle forze dell’ordine e della magistratura rimane l’elemento fondamentale per contrastare le attività dei clan. Operazioni come quella contro Gennaro Marino dimostrano come lo Stato possa ancora colpire duramente i vertici della criminalità organizzata, privandoli delle loro risorse e riducendo la loro capacità di operare sul territorio.

In conclusione, il sequestro milionario ai danni di Gennaro Marino è un ulteriore tassello nella lunga lotta contro le mafie, un segnale che, nonostante la vastità e la complessità delle reti criminali, l’azione dello Stato continua senza sosta.

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