Una clamorosa svolta potrebbe emergere nell’indagine sulla morte di Liliana Resinovich, la donna triestina scomparsa il 14 dicembre 2021 e trovata senza vita il 5 gennaio 2022 in un bosco vicino all’ex ospedale psichiatrico di Trieste. Secondo indiscrezioni riportate da Il Piccolo, la perizia medico-legale richiesta dalla Procura di Trieste avrebbe rivelato segni di lesioni riconducibili a un intervento esterno, alimentando ulteriori dubbi sulla causa del decesso.
Tra i dettagli emersi dalla perizia, sarebbero state individuate fratture alla vertebra toracica e una significativa emorragia alla mano. Questi elementi, considerati compatibili con un’azione violenta, suggerirebbero che la donna potrebbe aver subito un’aggressione prima di morire.
Le nuove analisi e le ipotesi degli esperti
Le conclusioni definitive della perizia medico-legale sono attese entro il 15 dicembre, ma gli indizi raccolti stanno già influenzando il corso dell’inchiesta. Il ritrovamento di lesioni sul corpo della vittima, mai emerse con tale chiarezza nelle precedenti analisi, rappresenta un punto di svolta nelle indagini.
Queste evidenze si aggiungono ai risultati di un’altra consulenza, condotta da uno zoologo, che ha sostenuto come il corpo della donna non fosse rimasto nel bosco per tutto il periodo della sua scomparsa, ma fosse stato presumibilmente spostato in un secondo momento.
Una vicenda ricca di contraddizioni
Liliana Resinovich, 63 anni al momento della scomparsa, viveva con il marito Sebastiano Visintin nella loro abitazione di Trieste. La sua sparizione, avvenuta il 14 dicembre 2021, aveva subito destato preoccupazione, ma il ritrovamento del corpo, tre settimane dopo, aveva aggiunto ulteriori interrogativi.
Le indagini iniziali non erano riuscite a stabilire con certezza la causa della morte, portando avanti ipotesi contrastanti. Sebbene una prima ricostruzione avesse suggerito il suicidio, familiari e conoscenti della donna, tra cui il fratello Sergio Resinovich, hanno sempre contestato questa versione, sottolineando incongruenze nelle dinamiche e nel contesto del decesso.
Un passato che torna a galla
Ulteriori dettagli emersi nel corso dell’inchiesta hanno portato l’attenzione su relazioni e dinamiche personali della vittima. Tra queste, un’intercettazione rivelerebbe che Liliana, nel 1990 avrebbe avuto un aborto dopo una presunta gravidanza non pianificata con un amico. Sebastiano Visintin, il marito, ha dichiarato di averla accompagnata in questa circostanza, ma la vicenda non è mai stata del tutto chiarita.
Le nuove lesioni individuate dalla perizia, sommate alle incongruenze emerse negli ultimi due anni, sembrano smentire definitivamente la tesi del suicidio, rilanciando l’ipotesi di un intervento doloso.
Attesa per gli sviluppi
Con il passare dei mesi, l’opinione pubblica e la famiglia Resinovich continuano a chiedere chiarezza su una vicenda che ha lasciato Trieste sotto shock. La Procura di Trieste sta ora analizzando tutti i nuovi elementi raccolti per stabilire se vi siano sufficienti prove per sostenere un’accusa formale contro eventuali responsabili.
La perizia medico-legale rappresenta un passo fondamentale per comprendere cosa sia realmente accaduto a Liliana Resinovich. La città, intanto, attende con apprensione la pubblicazione ufficiale delle conclusioni, che potrebbero finalmente fare luce su uno dei casi più complessi degli ultimi anni.