Un nuovo possibile testimone e un’ulteriore azione controversa delle autorità egiziane emergono nel caso del sequestro e dell’omicidio di Giulio Regeni. Un individuo di nome Zakaria si è presentato dieci giorni fa all’ambasciata italiana al Cairo, dichiarando di possedere informazioni rilevanti sulla tragica morte del ricercatore avvenuta nel 2016. Zakaria, professore che afferma di essere perseguitato dalle autorità egiziane e gravemente malato, ha affermato di essere in possesso di documenti potenzialmente utili alle indagini che vedono coinvolti quattro funzionari dei servizi segreti egiziani imputati a Roma.

Dopo essersi recato in ambasciata, Zakaria è tornato a casa, ma la stessa notte, intorno alle tre, è stato prelevato da individui in abiti civili, presuntamente appartenenti a istituzioni egiziane, come riferito dalla madre dell’uomo. La donna, dopo non essere riuscita a denunciare la scomparsa del figlio alla polizia locale, si è recata il 9 dicembre presso l’ambasciata italiana, così come le aveva suggerito il figlio in caso di sua sparizione. Ha raccontato la vicenda con l’aiuto di un interprete, spiegando che gli uomini non si sono qualificati, ma le sembravano appartenere ai servizi segreti o alla polizia in borghese. Inoltre, è stato sequestrato il telefono di Zakaria.

Le dichiarazioni dell’uomo e i presunti documenti restano ancora un mistero, mentre sono in corso le verifiche per determinare un eventuale collegamento con il caso Regeni. La situazione già solleva sospetti riguardo a una possibile sorveglianza da parte dei servizi segreti egiziani sull’ambasciata italiana. Dal canto loro, le autorità del Cairo non hanno mai veramente collaborato con le indagini, nonostante le dichiarazioni ufficiali, e hanno rifiutato di fornire i domicili degli imputati, mettendo a rischio l’avvio del processo. Tuttavia, le udienze si stanno svolgendo secondo programma, con testimonianze chiave che stanno rafforzando il quadro investigativo delineato dai Ros dei carabinieri.

Recentemente, un compagno di prigionia di Regeni ha descritto le torture subite dal ricercatore, mentre un libraio ha riportato una conversazione ascoltata a Nairobi, in cui uno degli imputati dichiarava di aver eliminato Regeni. La coraggiosa testimonianza di Zakaria, in linea con il quadro di intimidazioni esistente, potrebbe gettare nuova luce sul caso e migliorare la comprensione delle dinamiche dietro l’omicidio del giovane studioso.

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