Il caso riguardante i medici Saverio Tateo e Liliana Mereu, coinvolti nelle accuse di maltrattamenti all’interno del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento, si è concluso con un’assoluzione. L’ex primario Tateo e la sua vice Mereu sono stati dichiarati non colpevoli delle accuse di maltrattamento nei confronti di 21 tra medici, infermieri e ostetriche. La pm Maria Colpani aveva inizialmente proposto una pena di quattro anni, due mesi e venti giorni per entrambi gli imputati. Tra le undici persone che si erano costituite parte civile vi era anche Emanuela Pedri, sorella di Sara Pedri, la ginecologa scomparsa nel marzo 2021.

Il giudice del Tribunale di Trento, Marco Tamburrino, ha pronunciato l’assoluzione affermando l’inesistenza dei fatti contestati. L’episodio legato alla scomparsa di Sara Pedri ha scosso l’opinione pubblica: la ginecologa di soli 31 anni è scomparsa il 4 marzo 2021 dopo essersi allontanata con la sua Volkswagen T Roc, ritrovata nei pressi del ponte di Mostizzolo, in Trentino, con all’interno il suo telefono personale. Sara percorreva quotidianamente quel tragitto da Cles a Trento per recarsi al lavoro, e secondo quanto riportato dai suoi familiari, avrebbe subito forme di mobbing all’interno del reparto, caratterizzate da turni estremamente pesanti e insulti. Nonostante le ricerche, Sara non è stata ancora trovata.

La famiglia di Sara Pedri ha più volte espresso il timore che la scomparsa della giovane donna potesse essere il risultato di un estremo gesto influenzato dal clima vissuto sul posto di lavoro. Le sue condizioni, infatti, erano peggiorate: si presentava stanca, con difficoltà a dormire e mangiare, e la sua voce si era ridotta a un flebile sussurro, segni di un malessere profondo che la stessa cercava di superare. La sorella Emanuela ha dichiarato: «Siamo convinti che Sara abbia compiuto un gesto estremo perché abbiamo visto come si era ridotta. Mia sorella era vittima di mobbing e si era ammalata».

La vicenda di Sara aveva acceso una controversia riguardo al presunto clima ostile del reparto, portando undici ex colleghi, tra cui la stessa Emanuela, a costituirsi come parte civile nel processo. Tuttavia, con la recente sentenza, i due medici sono stati assolti dalle accuse di maltrattamento.

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