Nello sviluppo delle indagini riguardanti la tragica morte di Liliana Resinovich, avvenuta a Trieste, è emersa una svolta significativa che coinvolge Sebastiano Visintin, il marito della vittima. Infatti, Visintin è stato formalmente inserito nel registro degli indagati per l’omicidio della moglie. La notizia è stata trasmessa durante una puntata della trasmissione “Quarto Grado”, condotta dal giornalista Carmelo Abbate, e diffusa su Retequattro l’11 aprile.

L’autorità giudiziaria ha notificato a Visintin un avviso di garanzia a seguito di un’accurata perquisizione condotta nella sua residenza di via Verrocchio a Trieste. Questa operazione investigativa, durata circa sette ore, è stata condotta dalla squadra mobile di Trieste, sotto la guida di Alessandro Albini. Secondo alcune indiscrezioni, gli investigatori non sono usciti a mani vuote dal lungo sopralluogo.

Sebastiano Visintin, un fotografo di 72 anni, ha riferito di aver trascorso il tempo della perquisizione seduto sul divano, senza avere consapevolezza dei dettagli dell’attività investigativa. In un’intervista televisiva in seguito alla notifica, Visintin ha dichiarato di voler comprendere, insieme ai suoi avvocati, le accuse specifiche a suo carico, sottolineando di sentirsi sereno e privo di timori.

L’avvocato difensore di Visintin, Paolo Bevilacqua, aveva recentemente espresso al Corriere della Sera una sorta di aspettativa che il suo cliente venisse formalmente indagato, ritenendo che ciò potesse ridurre la pressione dei media e persuadere Visintin a evitare dichiarazioni pubbliche potenzialmente controproducenti.

Alle dichiarazioni dell’avvocato Bevilacqua, sono seguite le azioni delle autorità, che hanno emesso l’avviso di garanzia, firmato dal pubblico ministero Ilaria Iozzi, responsabile del fascicolo riguardante l’omicidio di Liliana Resinovich.

L’intervento su Visintin potrebbe essere considerato un atto naturale nell’ambito delle indagini, particolare rilevanza ha assunto, infatti, la perizia medico-legale effettuata dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo, in collaborazione con i colleghi Biagio Eugenio Leone, Stefano Tambuzzi e l’entomologo Stefano Vanin. La consulenza, articolata in oltre duecento pagine, ha escluso l’ipotesi di suicidio, stabilendo che Liliana sia deceduta per asfissia meccanica esterna. Gli esami hanno rilevato segni di violenza sul corpo della donna, rinforzando così l’ipotesi di un omicidio. È stato certificato che la morte sia avvenuta “nella mattinata del 14 dicembre 2021”, proprio nelle ore successive alla colazione e prima che il corpo venisse scoperto il 5 gennaio successivo.

D’altra parte, Sergio Resinovich, fratello della vittima, ha pubblicamente chiesto da tempo un’indagine più approfondita su Visintin, avanzando l’ipotesi che il movente dell’omicidio potesse essere di natura economica. Ha puntualizzato che solo Visintin avrebbe tratto beneficio dal ritrovamento del corpo, acquisendo così accesso all’eredità e alla pensione di reversibilità.

La svolta giudiziaria si è corroborata quando il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Trieste, Luigi Dainotti, ha respinto la richiesta della procura di archiviare il caso, richiedendo ulteriori indagini. Questi sviluppi seguono la misteriosa scomparsa di Liliana Resinovich, la cui figura è stata immortalata l’ultima volta dalla videocamera di un autobus il 14 dicembre 2021. Il suo corpo senza vita è stato rinvenuto, in posizione fetale, avvolto in sacchi neri, in un parco pubblico il 5 gennaio successivo.

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