La vicenda relativa al caso Diciotti ha segnato un importante precedente in materia di diritto marittimo e diritti umani. La Corte di Cassazione, attraverso le sue sezioni unite civili, ha accolto il ricorso presentato da un gruppo di migranti eritrei, che furono soccorsi dalla nave della Guardia Costiera nel periodo tra il 16 e il 25 agosto 2018, e trattenuti a bordo per decisione dell’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, senza la possibilità di sbarcare. Tale decisione di divieto allo sbarco è stata contestata legalmente, e la Corte ha stabilito che si trattava di un atto non escluso dalla giurisdizione e quindi passibile di sindacato giudiziario.

L’asserzione centrale della Corte è che il soccorso in mare è un obbligo imperativo che supera tutte le norme e gli accordi bilaterali miranti a combattere l’immigrazione irregolare. Inoltre, ha sottolineato che il mancato sbarco non può essere qualificato come “atto politico” al di fuori del controllo giudiziario poiché lede diritti fondamentali dell’uomo.

Un migrante coinvolto ha spiegato, tramite il suo legale, di cercare giustizia più che un risarcimento, poiché l’episodio rappresentava un’ingiustizia, con la privazione di libertà senza commissione di alcun reato. L’avvocato Alessandro Ferrara ha evidenziato come i diritti umani fondamentali siano protetti a prescindere da cittadinanza, colore della pelle o classe sociale.

La sentenza ha inoltre ribadito che gli obblighi di assicurare lo sbarco dei migranti devono essere eseguiti nel più breve tempo possibile. La conduzione dell’operazione di sbarco, nonostante le disquisizioni giurisdizionali, sarebbe stata comunque sotto la responsabilità delle autorità Italiane dopo il soccorso in mare, accentuando l’imperativo di uno sbarco tempestivo.

La questione Diciotti aveva già attraversato i tavoli della giurisprudenza territoriale. Inizialmente, il tribunale dei ministri di Palermo aveva indagato su Salvini per sequestro di persona. In seguito, il procedimento fu trasferito a Catania, dove però la Procura aveva richiesto l’archiviazione. Dopo il diniego da parte del locale tribunale dei ministri e una richiesta di autorizzazione a procedere respinta dal Senato, il procedimento nei confronti del leader della Lega si chiuse senza ulteriori sviluppi.

Questo caso continua a sollevare dibattiti sui delicati equilibri tra politiche migratorie, norme legali e diritti umani fondamentali, creando importanti precedenti giuridici in Italia e non solo.

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