Oggi, la Corte di Cassazione ha emesso la sentenza definitiva riguardo alla strage di Erba, chiudendo il capitolo processuale di Olindo Romano e Rosa Bazzi. La possibilità di un riesame del loro caso è definitivamente sfumata, poiché i magistrati della Suprema Corte hanno rigettato le motivazioni addotte per un nuovo processo, già ritenute infondate dalla Corte d’Appello di Brescia nel luglio 2024. Gli avvocati difensori dei due condannati all’ergastolo avevano impugnato tale decisione, richiedendo l’intervento della Cassazione, ma quest’ultima ha confermato che non vi sono ragioni giuridiche che giustifichino una revisione.

Numerose istanze erano state presentate a sostegno della richiesta di revisione del processo. Il sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser, il tutore legale di Olindo e Rosa, insieme al loro team legale composto da Fabio Schembri, Nico D’Ascola, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux, avevano sollecitato ulteriori audizioni di nuovi testimoni, una nuova valutazione delle prove scientifiche e l’esame di narrazioni emerse in programmi televisivi. Si metteva in dubbio la credibilità del supertestimone sopravvissuto e si ipotizzavano alternative coinvolgendo la criminalità organizzata, con l’obiettivo di esonerare Rosa Bazzi e Olindo Romano dalle accuse.

Tutte queste ipotesi sono state respinte dai giudici della Cassazione, anche senza ulteriori audizioni o nuove analisi scientifiche. La Corte non ha individuato alcun vizio procedurale nelle precedenti sentenze emesse dalla Corte d’Appello di Brescia. Di conseguenza, Olindo Romano e Rosa Bazzi perdono l’ultima speranza di una revisione giudiziaria, a meno che non emergano nuovi elementi in futuro che possano ribaltare la sentenza definitiva. Attualmente, l’unico appello possibile per loro rimane presso la Corte europea dei diritti dell’uomo, per stabilire se il processo sia stato equo.

Nella fase di decisione, Rosa Bazzi nutriva ancora speranze, mentre Olindo Romano confidava nell’esito favorevole. La difesa aveva argomentato che la Corte d’Appello, nel dichiarare l’inammissibilità, avesse formulato un giudizio prematuro. Tuttavia, nessuna di queste argomentazioni ha trovato accoglimento. La strage di Erba, consumatasi l’11 dicembre 2006, vide la tragica fine di Raffaella Castagna, suo figlio Youssef di soli due anni, sua madre Paola e Valeria Cherubini, quest’ultima uccisa dopo aver sorpreso i responsabili sul luogo del delitto. Mario Frigerio, marito di Valeria Cherubini, rimase l’unico testimone sopravvissuto poiché inizialmente ritenuto morto dagli esecutori.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *