Alberto Trentini, 45enne di origine veneziana, si trovava in Venezuela per una missione umanitaria quando, il 15 novembre, è stato arrestato. Da allora, non si hanno notizie sulla sua condizione o il luogo in cui è detenuto. Questo caso richiama alla mente altre sparizioni di italiani all’estero, come quella di Cecilia Sala, benché la situazione di Trentini sembri essere ancor più opaca, senza comunicazioni ufficiali o motivazioni per la sua detenzione.

Trentini, storico laureato presso l’università Ca’ Foscari e con master in assistenza e sanificazione dell’acqua conseguiti rispettivamente a Liverpool e Leeds, ha dedicato la sua vita a progetti umanitari in diverse nazioni, accumulando esperienze in paesi come Ecuador, Bosnia, Etiopia, Paraguay, Nepal, Grecia, e Perù. In Venezuela, dove lavorava da ottobre con una ONG francese, si impegnava a favore delle persone con disabilità, un’azione tanto più necessaria in un paese colpito da gravi crisi socio-economiche.

La mancanza di informazioni e il blocco delle comunicazioni preoccupano profondamente la famiglia di Alberto e l’opinione pubblica italiana. Anche Paola e Claudio, genitori di Giulio Regeni, si sono espressi sul caso, richiamando l’attenzione del governo italiano affinché agisca prontamente per riportare a casa il giovane cooperante. Come ben sanno coloro che hanno vissuto la tragica vicenda di Regeni, la richiesta di giustizia diviene un imperativo morale, reso ancor più urgente dalla necessità di non permettere la ripetizione di simili tragedie.

La situazione in Venezuela, sotto il regime di Nicolás Maduro, è complessa e la rielezione dello scorso luglio non è stata riconosciuta da molti stati per sospetti brogli elettorali. In un contesto così volatile, i diritti umani e la trasparenza vengono spesso sacrificati, con i presunti oppositori del regime che possono essere arrestati senza spiegazioni adeguate. Per questo, il governo italiano, sotto la guida di Antonio Tajani, si mobilita con discrezione per facilitare la liberazione di Trentini.

L’avvocato Alessandra Ballerini, già legale della famiglia Regeni, si occupa del caso, illustrando l’impegno diligente per ottenere la liberazione di Trentini. L’animo della nazione si risveglia con una petizione online che ha già raccolto molte firme, richiedendo sostegno ulteriore. Infatti, il recente weekend ha visto la città di Bologna esporre uno striscione in solidarietà, un segnale che altri Comuni potrebbero seguire, emulando il supporto visto ai tempi della detenzione di Patrick Zaki.

Il silenzio attorno alla sorte di Alberto Trentini rischia di perpetuare un’ingiustizia, rendendo critica l’importanza di mantenere viva l’attenzione pubblica attraverso manifestazioni e fiaccolate come quella programmata a Venezia. Nonostante le difficoltà, la comunità italiana e il governo sembrano determinati a riportare a casa un uomo riconosciuto come accogliente, preparato e genuinamente mosso dalla volontà di fare il bene, un vero ambasciatore di pace nel mondo.

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