L’evento che ha coinvolto Mohamed Naceur Saadi, un uomo di 59 anni, solleva importanti interrogativi sulle misure di sicurezza attualmente adottate per prevenire la violenza domestica. Saadi, condannato per diversi reati tra cui maltrattamenti e violenza sessuale ai danni della sua ex moglie, Samia Bent Rejab Kedim, è stato sottoposto agli arresti domiciliari con l’ausilio di un braccialetto elettronico.
Questo dispositivo, nel rispetto delle normative vigenti, segnala la presenza dell’individuo presso il luogo di detenzione domiciliare. Tuttavia, è stato concesso a Saadi un permesso di due ore in giorni prestabiliti, durante il quale il sistema non è in grado di tracciare i suoi movimenti. Proprio sfruttando questa finestra temporale, nel corso di una di queste uscite settimanali, Saadi si è recato a Udine, luogo di residenza dell’ex moglie, e ha commesso un crimine efferato.
Nonostante l’allarme scattato presso i carabinieri di Monfalcone alle 11 e 04 del giorno dell’incidente, il tragico evento si era già consumato al momento dell’arrivo delle forze dell’ordine. Questo caso ha messo in luce le limitazioni dei braccialetti elettronici attualmente impiegati, i quali non offrono un monitoraggio continuo degli spostamenti degli individui soggetti a restrizioni.
Commentando la vicenda, il procuratore di Udine, Massimo Lia, ha espresso critica nei confronti della norma legislativa che consente tali permessi agli indagati, affermando che forse sarebbe stato più opportuno mantenere la custodia cautelare in carcere per chi, come Saadi, rappresenta una minaccia reale. Secondo il procuratore, nonostante le misure adottate in fase di giudizio, le limitazioni esistenti nei sistemi di controllo possono non essere sufficienti per prevenire azioni violente.
Lia ha anche sottolineato come strumenti tecnologici più avanzati, come i braccialetti dotati di doppio segnalatore, sarebbero stati più adatti per monitorare un potenziale imminente pericolo. Tuttavia, la normativa non prevede l’uso di tali dispositivi per chi è ai domiciliari, a cui si presume non sia possibile avvicinarsi alla vittima.
In conclusione, la tragica morte di Samia Bent Rejab Kedim solleva l’esigenza di rivedere e aggiornare le tecniche di controllo per prevenire casi simili in futuro, rafforzando le misure di protezione per le persone a rischio di violenza domestica.