Giuseppe Pignatone, noto magistrato italiano, termina la sua esperienza presso il Tribunale Vaticano dopo cinque anni di servizio. Il giurista, che ha compiuto 76 anni, va in pensione per motivi legati all’età, concludendo così la sua attività all’interno della giustizia vaticana. La sua carriera è stata caratterizzata da ruoli di spicco, prima nelle procure di Palermo e poi di Roma, dove ha gestito numerose indagini rilevanti.

L’assegnazione di Pignatone al Tribunale Vaticano avvenne nel 2019, per volontà di Papa Francesco, subentrando a Giuseppe Dalla Torre. Durante il suo mandato, ha supervisionato molti procedimenti giudiziari di rilievo, uno tra tutti quello riguardante le finanze della Santa Sede. Uno dei casi più discussi durante il suo operato come magistrato a Roma fu l’archiviazione del caso di Emanuela Orlandi nel 2015. Tale decisione ha portato, negli anni, a critiche da parte di coloro che speravano in ulteriori sviluppi sull’accaduto.

Tra i critici, vi è Pietro Orlandi, fratello della giovane scomparsa, che ha espresso il suo disappunto nei confronti di Pignatone. Egli ha evocato un’indagine di Caltanissetta degli anni ’90, archiviata, che implicava il magistrato per presunto abuso e corruzione di atti giudiziari. Questo episodio del passato è stato ripreso dal fratello di Emanuela come un punto critico della carriera di Pignatone.

La carriera di Giuseppe Pignatone è stata segnata da successi e momenti controversi. Responsabile di indagini cruciali e decisioni giudiziarie complesse, lascia ora il suo incarico vaticano, ponendo fine a un percorso professionale ricco e articolato. La sua nomina alla guida del Tribunale Vaticano era stata accolta con attenzione, data la sua vasta esperienza maturata nelle procure italiane, e la sua uscita di scena segna un momento di passaggio per la giustizia vaticana.

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