Nel contesto dell’indagine condotta dalla Procura di Milano, Google si è dimostrata capace di navigare abilmente nelle complesse normative fiscali italiane. Questo ha portato a un punto in cui non le si può imputare di aver evaso le imposte nelle dichiarazioni reddituali non presentate tra il 2016 e il 2022. Tuttavia, secondo il Fisco italiano, la multinazionale ha sfruttato le leggi tributarie con modalità che hanno portato all’elusione, piuttosto che all’evasione, di tali obblighi fiscali.
L’accordo finale tra Google e l’Agenzia delle Entrate prevede il versamento di 326 milioni di euro da parte della compagnia, nonostante Google continui a dichiarare di aver agito in conformità alle normative. L’Agenzia, dal canto suo, riconosce che le regole tributarie non sono state violate, ma sottolinea che la questione presenta elementi complessi e di dubbia interpretazione. Conseguentemente, grazie anche al valore dell’importo corrisposto, la Procura di Milano ha deciso di archiviare l’accusa di “omessa dichiarazione dei redditi” nei confronti di una dirigente irlandese della società.
Questo scenario rievoca un precedente contenzioso avvenuto nel 2017, quando Google fu coinvolta in una disputa fiscale conclusasi con il pagamento di 306 milioni di euro per controversie risalenti al periodo 2009-2013. Numerose altre aziende nel settore tecnologico, includendo giganti come Apple e Amazon, si trovarono in situazioni simili, accettando accordi che dal punto di vista economico rappresentavano un impatto minimo rispetto ai loro enormi volumi d’affari. Nonostante tali pagamenti, le aspettative che queste aziende iniziassero a versare imposte significativamente maggiori in Italia si sono rivelate infondate.
Una delle questioni centrali nel recente contenzioso riguarda la presunta esistenza di una “stabile organizzazione materiale non dichiarata” in Italia, una tesi sostenuta dall’Agenzia delle Entrate e contrastata da Google. La Guardia di Finanza ha identificato questa struttura occulta attraverso la presenza di dipendenti di Google Italy srl e di infrastrutture tecnologiche essenziali per la fornitura dei servizi venduti. Google, da parte sua, ha dichiarato che il personale italiano era limitato a supporto delle vendite e che i centri dati in Italia, pur appartenendo al gruppo, erano gestiti tramite contratti di servizi dalla sede irlandese.
In un clima di incertezza e complessità interpretativa, l’accordo tra Google e l’Agenzia, formalizzato in un’intesa riservata nel novembre 2024, rappresenta un compromesso in cui la società accetta di pagare una somma sostanziale pur continuando a difendere la legittimità della sua condotta. Tale intesa ha infine condotto la Procura di Milano a rendere impossibile una condanna, secondo i nuovi criteri introdotti dalla riforma Cartabia, e a chiudere il caso penale senza ulteriori azioni.