Graziano Mesina, figura notoria del panorama del banditismo sardo, è venuto a mancare a 83 anni. Conosciuto come la “primula rossa” del Supramonte, Mesina era affetto da una grave malattia oncologica. La morte è sopraggiunta poco tempo dopo la sua scarcerazione per ragioni di salute dal carcere di Opera, dove era stato trasferito nel luglio 2022. La decisione di rilasciarlo è stata presa in base alle sue condizioni ormai irrecuperabili.

Originario di Orgosolo, Graziano Mesina acquisì notorietà durante gli anni ’60 e ’70, periodo in cui si rese protagonista di numerosi rapimenti e altrettante fughe spettacolari. Su 22 tentativi di evasione, riuscì a evadere ben 10 volte, diventando un emblema della ribellione isolana. Nel 2020, prima che le forze dell’ordine potessero notificargli una condanna definitiva di 30 anni di detenzione, poi commutati in 24, per associazione a delinquere legata al traffico di droga, Mesina si dileguò, sfuggendo alla cattura. Tuttavia, nel dicembre 2021, i carabinieri del ROS riuscirono a rintracciarlo a Desulo, in Sardegna. Una volta arrestato, fu condotto inizialmente nel carcere di Badu ‘e Carros, per poi essere trasferito a Opera.

Le sue condizioni di salute, progressivamente peggiorate, condussero le sue legali, Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier, a richiedere nel marzo 2023 una scarcerazione per motivi medici, dato il deterioramento legato all’età e alla vita sedentaria del detenuto. Il Tribunale di Sorveglianza di Sassari, però, rigettò l’appello, ritenendo che il carcere milanese potesse gestire le sue problematiche sanitarie. Nel corso del 2024, un nuovo rapporto sul declino neurocognitivo e neuropsichiatrico di Mesina suggerì potenziali segni iniziali di demenza senile. In risposta, il Tribunale di Sorveglianza di Milano autorizzò un esame psichiatrico per una valutazione più accurata.

L’11 aprile 2025, in seguito a un ulteriore deterioramento della sua condizione fisica, venne disposto il trasferimento in una struttura sanitaria. Tuttavia, lo stato già avanzato della malattia lo portò a spegnersi nel giro di poche ore, segnando così la conclusione di un capitolo importante della storia criminale italiana, costellato da inseguimenti, rapimenti e una continua sfida alle autorità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *