Nella periferia di Rebbio, a Como, il parroco don Giusto Della Valle si distingue per il suo impegno nell’accoglienza di immigrati ed emarginati. Questo sacerdote, di origini valtellinesi e con un passato da missionario in Camerun, è noto per il suo spirito intraprendente e la determinazione a migliorare la vita di coloro che lo circondano. A 63 anni, lo si può vedere spesso sporco di segatura e polvere, impegnato in vari lavori manuali per aiutare la comunità.

Rebbio oggi è un quartiere caratterizzato da una notevole diversità culturale, dove metà della popolazione ha origini straniere. I residenti sono abituati ad affrontare le sfide quotidiane con gratitudine per ogni nuovo giorno. La comunità, sotto la guida di don Giusto e sostenuta da una rete di operatori e volontari, ha accolto gli ultimi trenta migranti nigeriani e maliani tramite corridoi umanitari. Tra questi vi erano quindici minorenni, i quali sono stati subito inseriti nel sistema scolastico locale, grazie a un’efficace semplificazione burocratica e senza alcuna opposizione da parte dei genitori degli altri alunni.

Nonostante questi progressi, le politiche comunali sembrano ostacolare gli sforzi di don Giusto. Recentemente, il Comune ha ordinato la chiusura del cineforum locale, nonostante questo spazio culturale fosse gestito dalla parrocchia e contribuisse a finanziare le sue attività. La struttura, con i suoi trecento posti, era utilizzata per eventi culturali e dibattiti aperti alla comunità.

Nel frattempo, il sindaco di Como, Alessandro Rapinese, ha adottato misure contro l’assistenza ai senzatetto, vietando la distribuzione di colazioni e scoraggiando le iniziative solidali. Questo clima di tensione si inserisce in un contesto urbano segnato da episodi di disinteresse e abbandono, come dimostrato dalla tragica storia di Nirvana Brkic, trovata morta nella sua casa molti mesi dopo il decesso.

Don Giusto, nonostante le difficoltà, continua con il suo lavoro incessante, supportato dai suoi volontari e dalla vivace comunità di migranti. Tra le varie attività, si organizzano turni per preparare i pasti e mantenere l’ordine, favorendo lo sviluppo di competenze pratiche tra i residenti. Alcuni trovano possibilità di lavoro grazie ai collegamenti creati con imprenditori locali.

Si parla di molte tematiche in questo crocevia di culture: dalla violenza terroristica di Boko Haram in Africa, ai giovani coinvolti nel traffico di droga tra il Maghreb e l’Italia. Don Giusto aveva anche richiesto un magazzino dal Comune per conservare i mobili destinati agli appartamenti dei migranti, ma la richiesta è rimasta inevasa.

Questi eventi sollevano importanti quesiti sul futuro di Como e sulla necessità di ritrovare un senso di comunità e solidarietà umana, nonostante le divergenze di opinione e le difficoltà che la città si trova ad affrontare.

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