Una nuova legge è stata approvata dalla Toscana, diventando la prima regione italiana a regolamentare il suicidio medicalmente assistito. Il Consiglio regionale ha dato il via libera alla norma con 27 voti a favore, 13 contrari e un’astensione da Lucia De Robertis del Partito Democratico, il partito promotore della legge. Il testo è stato modellato sulla proposta dell’associazione “Luca Coscioni” e modificato in Commissione Sanità per evitare problemi di costituzionalità.
La normativa stabilisce una procedura di 37 giorni per chi richiede l’accesso al suicidio assistito, includendo la valutazione da parte di una commissione medico-etica. Una volta accertata l’idoneità del paziente, viene individuato un medico e un farmaco adatto, con tutti i costi coperti dal sistema sanitario regionale.
Il governo nazionale potrebbe impugnare la legge davanti alla Corte Costituzionale, che in passato ha sollecitato il Parlamento a legiferare in tal senso. Nonostante diverse proposte di legge siano state depositate a livello nazionale, finora nessuna è stata calendarizzata. Altre regioni italiane stanno esplorando percorsi autonomi per regolamentare la materia, come avvenuto in Emilia Romagna con un regolamento di giunta.
La legge ha innescato vivaci discussioni politiche e critiche, soprattutto da parte di rappresentanti religiosi e politici del centrodestra, che temono un incremento del cosiddetto “turismo della morte”. Il cardinale Paolo Augusto Lojudice ha definito la legge una sconfitta morale, esortando gli operatori sanitari e religiosi a sostenere la vita a dispetto della nuova norma.
Con questa legge, la Toscana ha preso una posizione pionieristica in un dibattito che resta aperto a livello nazionale, evidenziando la tensione tra autonomia regionale e legislazione centrale.