A Reggio Emilia, Sofia Garrasi è una delle donne che accusa il medico sospeso dall’Ordine di Bologna, Stefano Stracciari, di averle causato gravi danni attraverso interventi estetici malriusciti. La donna racconta di essersi rivolta al medico su consiglio di un’amica, con l’obiettivo di migliorare il proprio aspetto facciale in vista di un nuovo lavoro. Tuttavia, dopo essersi sottoposta alle cure di Stracciari, ha iniziato ad avvertire dolore e febbre, scoprendo successivamente di essere stata riempita di silicone, una sostanza vietata.
Il caso di Stefano Stracciari, noto ormai come il “dottor silicone”, è arrivato in tribunale a Bologna. Accusato di aver utilizzato prodotti scaduti e illegali, egli è al centro di un procedimento penale in cui sei donne lo accusano di averle sfigurate. Le inchieste hanno inoltre portato alla luce altri pazienti, tra uomini e donne, che hanno riportato serie lesioni a causa delle sue pratiche. Gli avvocati che supportano le vittime, tra cui Claudio Defilippi di Parma, stanno considerando azioni legali per ottenere risarcimenti per i danni subiti.
Sofia Garrasi, con la sua testimonianza, è divenuta una voce importante contro pratiche mediche scorrette. Dopo l’incontro con Stracciari e il peggioramento delle sue condizioni, è stata costretta a cercare aiuto altrove. Un chirurgo in Turchia è intervenuto per migliorare la sua situazione, ma il percorso di recupero si preannuncia lungo e complicato. La disperazione causata dalla sua esperienza le ha causato gravi difficoltà personali e lavorative, oltre a un forte impatto emotivo.
La vicenda di Sofia e degli altri pazienti sfigurati getta luce su una problematica che richiede maggiore attenzione e prevenzione. È cruciale garantire che i professionisti della sanità operino con strumenti e materiali sicuri e approvati, per la protezione e il benessere dei pazienti. La storia di Sofia è non solo un grido di giustizia, ma anche un monito perché nessun altro debba subire simili sofferenze.