Le immagini delle telecamere e i rilievi della polizia locale sono al centro di un dibattito acceso dopo l’inseguimento conclusosi con la morte del giovane Ramy Elgaml. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha espresso preoccupazione per le immagini, definendole un segnale negativo, nonostante la richiesta di attendere che la giustizia faccia il suo corso. Al suo fianco, Franco Gabrielli ha criticato la modalità dell’inseguimento.

La controversia si estende sul piano politico, con Matteo Salvini che sottolinea come l’inseguimento e la morte di un giovane siano sempre un insuccesso, ma sostenendo che perseguire i carabinieri non sia una priorità, considerando il loro operato. Un vertice in procura tra i pubblici ministeri e gli investigatori dell’Arma è stato convocato per discutere l’accusa di “omicidio stradale” nei confronti del vicebrigadiere che guidava la pattuglia e il 22enne alla guida dello scooter. Al momento, l’eventuale aggravamento dell’accusa a “omicidio volontario con dolo eventuale” sembra meno probabile.

Il drammatico inseguimento è registrato in quaranta fotogrammi che illustrano gli ultimi dodici secondi della vita di Ramy, durante i quali la moto da lui occupata cade dopo un contatto con l’autopattuglia. Sebbene i video testimonino un contatto tra i veicoli, non vi è certezza che esso sia avvenuto durante le riprese. La relazione dei vigili ipotizza uno scarto repentino dello scooter causato da un’interazione con l’auto dei carabinieri, ma nelle immagini resta uno spazio tra i due mezzi.

Nelle analisi successive, si può notare Ramy che perde l’equilibrio e cade, mentre lo scooter dell’amico con il quale si trovava finisce per essere travolto. Gli accertamenti in corso mirano a chiarire velocità e dinamiche dell’impatto, con conclusioni attese nei primi mesi dell’anno. Intanto, il fratello di Ramy ha chiesto calma, auspicando che la giustizia porti alla verità senza ricorrere al disordine.

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