Gli avvocati Chiara Baiocchi, Martina Montanari e Cosimo Maggiore, che rappresentano due ostetriche accusate per la morte del neonato Alessandro Pirini, sollecitano cautela e rispetto. Il drammatico evento è avvenuto nel novembre 2022, subito dopo il parto. Il prossimo 12 giugno, a Rimini, si terrà l’udienza preliminare durante la quale il giudice deciderà se procedere con il rinvio a giudizio delle accusate.
Le ostetriche, una trentenne di Sant’Arcangelo di Romagna e una cinquantenne di Faenza, sono coinvolte in un caso che presenta una complessa dimensione giudiziaria. Gli avvocati difensori insistono affinché il pubblico eviti di trarre conclusioni affrettate fino al termine del processo. La procura aveva inizialmente chiesto l’archiviazione della vicenda, proposta che il giudice Vinicio Cantarini non ha accolto.
Il procedimento ha origine da una denuncia dei genitori del piccolo Alessandro. Secondo loro, le ostetriche sono responsabili delle complicazioni che hanno portato alla morte del figlio. Il parto avrebbe dovuto svolgersi a domicilio, ma un travaglio protratto per oltre trenta ore ha costretto i genitori a recarsi all’ospedale Infermi di Rimini, dove il neonato è deceduto. Un’infezione da Streptococco e un’asfissia meccanica, dovute al cordone ombelicale avvolto intorno al collo, sono state individuate come cause del decesso dal consulente del pubblico ministero.
I legali delle ostetriche evidenziano che la situazione è intricata e necessità di un esame sereno. La richiesta iniziale di archiviazione era supportata da una dettagliata consulenza di esperti che, dopo un lungo iter di confronto e analisi, non avevano trovato elementi certi per attribuire responsabilità alle ostetriche. Nonostante ciò, il caso continua ad attirare attenzione e commenti, incentivati anche dalle apparizioni pubbliche dei genitori e dai servizi televisivi.
Gli avvocati sottolineano l’importanza del rispetto non solo per le vittime e i loro cari, ma anche per i professionisti sanitari coinvolti, che svolgono una professione delicata e straordinaria con dedizione. Le ostetriche, infatti, meritano di affrontare un processo che sia equo, lontano da pregiudizi e campagne d’odio che si sono amplificate attraverso i social media. La loro dignità e integrità, come professioniste e come persone, sono state attaccate, sottolineano i difensori, che invocano un’accoglienza più compassata e comprensiva rispetto alla fragile posizione di chi opera nel settore sanitario e si trova sotto esame legale.