L’avventura vissuta dal fotoreporter Massimo Sestini nel lago di Lavarone, mentre documentava un’esercitazione della Guardia Costiera, rappresenta un racconto di coraggio estremo e incoscienza. Durante l’addestramento subacqueo, Sestini ha affrontato una situazione di emergenza rara e potenzialmente letale: la paralisi improvvisa della glottide. Nonostante fosse a pochi centimetri sotto il ghiaccio, il rischio di annegamento era concreto. Con il supporto dei sommozzatori è stato portato rapidamente in superficie, dove ha ricevuto un massaggio cardiaco che gli ha salvato la vita, grazie alla prontezza del capo nucleo sub, Giuseppe Simeone.
L’incidente non è stato solo una lezione sulla fragilità dell’esistenza, ma anche un tributo alla professionalità e alla dedizione dei soccorritori. Sestini ha espresso ammirazione per l’organizzazione sanitaria del Trentino e per l’efficienza dei soccorsi aerei. L’esperienza ha anche riaffermato il suo profondo legame con la sua famiglia, in particolare con la figlia Chiara, che ha assunto un ruolo chiave durante la sua degenza ospedaliera.
Sestini vive di esperienze al limite, portando la sua passione per il reportage fotografico in territori estremi; sia sott’acqua che in alta quota. Le sue fotografie, spesso scattate da punti di vista inusuali, offrono prospettive che ampliano la comprensione degli eventi. Questo talento unico si esprime anche nella sua capacità di immortalare momenti storici da angolazioni che svelano dettagli altrimenti impossibili da percepire a livello del suolo.
Il suo approccio audace alla fotografia lo ha portato a cimentarsi in situazioni pericolose, sempre con l’obiettivo di restituire immagini che raccontino storie con un impatto visivo eccezionale. Lo stesso Sestini racconta di aver sfiorato la morte in diverse occasioni, dall’essere passato vicino a un siluro sottomarino, al cadere dall’alto in contesti drammatici.
Il legame profondo tra Sestini e il suo lavoro evidenzia la sua dedizione a catturare la vita nel modo più autentico. La sua determinazione nel cercare angoli insoliti, nonostante i pericoli, deriva dalla volontà di offrire una narrazione visiva che va oltre l’ordinario, pur consapevole del rischio intrinseco di tali scelte. Questo aspetto del suo lavoro non è semplicemente una componente di avventura, ma è parte integrante del suo modo di concepire la fotografia come strumento potentissimo di comprensione del mondo.