La consulenza di un esperto informatico, Marco Tinti, chiamato a intervenire dai pubblici ministeri Marco Cirigliano e Giancarla Serafini, ha avvalorato la tesi dell’esistenza di alcune immagini, oramai cancellate, tra le quali potrebbe trovarsi un frame ritraente le luci di un’automobile dei carabinieri. Questo documento tecnico è incentrato su un video realizzato da un testimone rilevante di 28 anni, che sarebbe riuscito a immortalare gli ultimi attimi dell’inseguimento da parte dei carabinieri e il successivo tragico incidente in cui perse la vita Ramy Elgaml. Benché il video di un minuto e dieci secondi risulti sparito, sono state individuate delle tracce inequivocabili che suggeriscono la cancellazione intenzionale di un file, del quale persiste solo un singolo frame nella cache della galleria, mostrando quelle che parrebbero essere le luci provenienti dall’auto dei carabinieri in arrivo.

L’analisi ha evidenziato che la fotocamera del dispositivo di Omar E. è stata attiva dalle 4.03 e 22 secondi fino alle 4.04 e 31 secondi, con una geolocalizzazione alle 4.03 che collima perfettamente con il luogo vicino a via Ripamonti e l’angolo con via Quaranta. Proprio lì, lo scooter di Fares Bouzidi, con Ramy come passeggero, si schiantò contro un palo. Dalla consulenza risulta anche che il giovane, alle 4.49, effettuò delle ricerche su come recuperare i file eliminati dal cestino, ripetendo la ricerca per tre volte.

Il testimone ha dichiarato nei verbali che, vedendo il suo intento di filmare, due pattuglie, ciascuna con carabinieri in uniforme, si avvicinarono. Nonostante non sappia definire a quale macchina appartenessero, i carabinieri gli avrebbero scattato una foto al documento e intimato di cancellare immediatamente il video, avvertendolo di una possibile denuncia dettata dalla sua azione. A seguito di queste presunte intimidazioni, due carabinieri risultano indagati con accuse di frode processuale e depistaggio.

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