Aldo Agroppi, figura emblematica del calcio italiano, è scomparso lasciando un vuoto nel cuore di molti appassionati. Originario di Piombino, dove era nato e dove è stato recentemente ricoverato per problemi di salute, Agroppi è riconosciuto come uno dei simboli del Torino, squadra con cui aveva instaurato un legame indissolubile. Questo legame è nato quando, a soli diciassette anni, il Torino lo acquistò dal Piombino, squadra della sua città natale, dopo che aveva già iniziato a farsi notare in serie D.

Il debutto in serie A avvenne in un giorno particolarmente drammatico, il 15 ottobre 1967, segnato dalla morte di Gigi Meroni. Questa coincidenza lo ha accompagnato per tutta la vita. Originariamente tifoso della Juventus, con l’ammirazione per Omar Sivori che portava i calzettoni abbassati, il suo cuore si rivolse al granata una volta entrato nel mitico spogliatoio del Filadelfia.

A testimonianza della sua fedeltà, Agroppi ha sempre combattuto contro la Juventus, rappresentante di un potere che lui, da giocatore prima e allenatore poi, ha sempre sfidato. Con il Torino, Agroppi ha collezionato oltre duecento presenze e conquistato per due volte la Coppa Italia. Nella sua carriera da centrocampista difensivo, era noto per la sua caparbietà e capacità di percorrere chilometri in campo, nutrendo forti legami con compagni come Lido Vieri e il capitano Giorgio Ferrini.

Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, Agroppi intraprese la carriera da allenatore. Sebbene breve, la sua esperienza fu intensa: portò il Pisa di Romeo Anconetani in serie A e la Fiorentina al quarto posto. Memorabile fu la vittoria contro la Juventus per 2-0, con Agroppi che esultò in direzione della tribuna della dirigenza juventina.

A Firenze, però, non mancarono momenti di tensione, soprattutto per il rapporto tumultuoso con Giancarlo Antognoni, controverso per le frequenti sostituzioni del calciatore reduce da infortunio. Aldo non si piegò mai e non cambiò mai la sua natura, anche se alla fine di quella stagione, perse la panchina della Fiorentina per l’arrivo di Pier Cesare Baretti, che gli preferì Eugenio Bersellini.

La sua vita è stata segnata anche da battaglie contro la depressione. A Firenze aveva aperto un ristorante-pizzeria, frequentato da giornalisti e tifosi, dove non mancava mai di condividere opinioni e di lanciarsi in discussioni animate. Appassionato di musica, collezionava dischi in vinile.

Dopo il percorso fiorentino, la carriera di Agroppi subì un declino con un esonero al Como e una retrocessione con l’Ascoli. Nuovi incarichi sulla panchina della Fiorentina durarono poco e furono segnati dall’infausto inizio a Udine.

Anche fuori dal campo, come commentatore Rai, Agroppi ha mantenuto il suo spirito critico, noto per gli scontri con Marcello Lippi, simbolo del potere juventino. Chiunque avesse avuto l’occasione di parlare con lui, racconta di come conservasse la verve tipica di un toscano autentico, con giudizi sempre taglienti e schiette. Anche all’età di 80 anni, nella sua amata Piombino, continuava a non sopportare i ruffiani, rimanendo fermo nei propri principi.

La sua scomparsa ha suscitato profondo cordoglio nel mondo del calcio italiano. Il Torino, attraverso una nota ufficiale, ha definito Aldo Agroppi come uno dei giocatori più iconici e amati della sua storia, stringendosi intorno alla famiglia del loro indimenticato ex calciatore.

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