La vicenda di Agrigento, legata alla candidatura a Capitale italiana della cultura, si è contraddistinta per una serie di errori e polemiche che hanno suscitato ilarità amare tra i cittadini. A partire dal cartello stradale dedicato a “I luoghi di Luigi Pirandello”, che riportava strafalcioni come “Valle di Templi” e “Casa Pirandello contrata Caos”, la gestione del progetto è stata oggetto di critiche. Tra queste, emergono le parole di Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale, il quale ha suggerito un commissariamento per salvare un’opportunità storica mancata.
Le perplessità non sono nuove in un contesto dove spesso la distribuzione di fondi è stata al centro delle critiche. Una gestione che Buttafuoco, già autore di “Buttanissima Sicilia”, definisce impietosamente, sostenendo la necessità di un approccio radicale per rinnovare la regione. Le sue osservazioni puntano il dito non solo contro le forze politiche avverse, ma coinvolgono anche l’attuale gestione di centrodestra, sottolineando una continuità nelle pratiche inefficaci.
L’inchiesta di Giacomo Di Girolamo denuncia come la recente legge finanziaria siciliana sia stata utilizzata per elargire fondi senza criteri trasparenti, illustrando un compromesso che vede distribuzioni di denaro come pratica consolidata, senza riguardo per una programmazione lungimirante. Anche se Ismaele La Vardera si distingue per aver rifiutato fondi clientelari, la questione rimane un simbolo del malcontento generale.
Mancano, inoltre, iniziative concrete per sostenere il titolo di Capitale della cultura. Al contrario di altre realtà, a pochi giorni dall’inizio dell’anno 2025, non risulta un programma coerente e pianificato. La promozione dell’annata è partita con eccessivi ritardi e fragili promesse, come quella di un evento ufficiale a Roma.
L’inadeguatezza della gestione culturale è evidenziata anche dalle critiche al Telamone ricostruito, una statua assemblata con frammenti di più telamoni, frutto di una spesa importante e oggetto di polemiche per il mancato rispetto delle regole del restauro. Tale scelta ha suscitato indignazione tra gli archeologi, sollevando dubbi sulla capacità della città di gestire il proprio patrimonio storico in modo appropriato. Questi eventi mettono in luce la necessità di ripensare le strategie di tutela e valorizzazione culturale dell’isola.