C’era un tempo in cui le persone si spiavano tra di loro. In cui il vicino di casa poteva denunciarti e farti finire in galera, quella vera, con le sbarre.
Nella DDR, la Germania dell’est, è stato messo in piedi il più grande servizio segreto del mondo. Il Ministero per la sicurezza di Stato, la Stasi, la famigerata polizia politica, che tutto sapeva e tutto vedeva. A Berlino est si diceva che la Stasi ti amava così tanto da soffocarti in un abbraccio mortale.
Il controllo che perpetrò per anni sulla popolazione fu così capillare da coinvolgere nel suo apparato cittadini comuni. Ad un certo punto il proprio vicino di casa, il professore, il droghiere dove si andava a fare spesa, il farmacista. Tutti cominciarono a collaborare con il “Grande fratello”. Chi non collaborava, dimostrando così la sua inaffidabilità, diventava automaticamente un sospetto.
Quando il muro crollò e si aprirono gli archivi, in molti scoprirono amaramente di essere sotto controllo di qualcuno che non avrebbero mai sospettato, magari il migliore amico o perché no la propria moglie.
Viene da domandarsi se tutto ciò in fondo non faccia parte della natura umana, se la tentazione di additare il prossimo come non in linea sia così forte da essere presente ancora oggi, nella nostra società. Il meccanismo è semplice, prendere un tema morale, ai tempi del comunismo era la ricchezza dei capitalisti, oggi potrebbe essere il razzismo, e su quello basare una sorta di persecuzione, di etichetattura e criminalizzazione. Elevandosi così ad una presunta superiorità morale.
I tempi del muro sono veramente finiti?