Giovanni, un uomo originario della Sicilia che vive ormai da anni a Milano, è stato costretto ad affrontare una prova durissima. A marzo gli è stata diagnosticata la sindrome di Guillain-Barré, una malattia neuromuscolare rara di tipo autoimmune che ha portato rapidamente a una paralisi totale. Anna, la sua compagna campana, ha condiviso con lui una relazione d’amore che dura da 45 anni. Nonostante abbiano sempre rimandato il matrimonio, due settimane fa hanno deciso di sposarsi in un luogo piuttosto insolito: il Centro Clinico NeMO di Milano. Qui Giovanni è ricoverato ormai da sei mesi.

Dopo aver accusato una strana stanchezza e, infine, la perdita di mobilità delle gambe, Giovanni è stato portato d’urgenza al Pronto Soccorso, dove si è ritrovato in una situazione critica culminata in un mese di coma. La diagnosi di Guillain-Barré è arrivata, facendo scoprire che il suo sistema immunitario stava attaccando i nervi periferici. Questa condizione, se non trattata tempestivamente, può provocare una paralisi progressiva estendendosi dai muscoli delle gambe fino a quelli respiratori e della deglutizione.

Per affrontare questo percorso difficile e complesso, Giovanni è stato trasferito al Centro Clinico NeMO, conosciuto per la sua specializzazione in malattie neuromuscolari e neurodegenerative. Qui ha iniziato un lungo processo di riabilitazione per recuperare le funzioni motorie, respiratorie e della deglutizione. Il supporto degli operatori della struttura si è rivelato fondamentale, fornendo la forza necessaria per andare avanti, come sottolineato dalla professoressa Valeria Sansone, direttore clinico-scientifico del Centro.

È stata proprio in questo ambiente che Giovanni ha scelto di mantenere la sua promessa ad Anna, decidendo di sposarla. Con l’aiuto degli operatori, il 12 dicembre, nell’auditorium del NeMO, circondato da amici e parenti, Giovanni ha finalmente pronunciato il suo sì, facendo quel primo storico viaggio lungo il corridoio del centro sulla sua carrozzina.

Giovanni ha espresso che “l’amore è la forza più grande”, consapevole della gravità della sua condizione, ma deciso a vivere ogni giorno con Anna, affrontando insieme le difficoltà, passo dopo passo. La loro storia rappresenta un potente esempio di resilienza e di come i legami affettivi possano sostenere nei momenti più difficili.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *