Quanto bisogna aspettare per la ricostruzione? Dichiarava quell’intervistato all’indomani del terremoto che aveva devastato, il 24 Agosto 2016, con scosse e sciami nel centro Italia tre Regioni: Lazio, Umbria e Marche. Poi la scossa di domenica 30 ottobre 2016 aveva raso al suolo gli immobili già fortemente compromessi.
Leggendo i dati dei lavori già fatti in questi due anni si nota che una buona parte delle macerie sono state tolte e anche catalogate. Si vive ancora nelle SAE che dovevano essere abitazioni d’emergenza ma con dei problemi che si sono verificati in questo inverno particolarmente freddo con neve tutto si è fermato. Una riflessione è d’obbligo, in questi due anni, per una serie di eventi quali: eventi sismici, freddo, temperature torride estive e burocrazia non si riesce a far partire la ricostruzione delle abitazioni che non è mai cominciata, né si sa quando comincerà.
Gli abitanti, delle zone terremotate, che sono stati accolti: in alberghi o in contenair lungo la costa Adriatica strutture alberghiere lungo la costa Adriatica e sul lago Trasimeno sono ancora li con i disagi di pendolarismo per gli impegni di varia natura nel territorio di prima provenienza.
Si è dato in certi casi priorità a lavori che dovevano essere considerati non urgenti? E che dire dell’impiego di tutto il denaro versato dalle donazioni pervenute tramite sms o il numero solidale? Non bisogna spegnere i riflettori sui terremotati significherebbe far morire la speranza della ricostruzione.