Nell’estate del 2022, il Cremlino ha introdotto una nuova “dottrina marittima” che divide l’attenzione dagli scontri nel Mar Nero, per concentrare le strategie di Mosca sull’Artico. Questo documento, di circa cento pagine, propone l’idea di una rotto marittima nordica che possa diventare una via sicura e competitiva tutto l’anno per la Russia a livello globale. Una militarizzazione sistematica del tratto di mare tra lo stretto di Bering e il confine norvegese accompagna questo ambizioso progetto. Ciò solleva importanti questioni geopolitiche e commerciali: il controllo di Mosca sull’Artico risultante dall’apertura di nuove rotte grazie al cambiamento climatico potrebbe avere un impatto profondo sul commercio internazionale.
Attualmente, le navi container che trasportano merci dalla Cina all’Europa attraverso gli stretti di Malacca e Suez impiegano circa 34 giorni per il viaggio da Shenzhen ad Amburgo. Tuttavia, l’instabilità nella regione del Mar Rosso, dovuta alle crescenti minacce dei ribelli Houthi e agli elevati costi assicurativi, ha spinto molte di queste navi a circumnavigare l’Africa, dilatando i tempi di viaggio a circa 48 giorni. La nuova rotta artica potrebbe ridurre questo tempo a soli 23 giorni, abbattendo significativamente i costi.
Tuttavia, la visione del Cremlino non è quella di una via aperta a tutti. Dalle regolamentazioni approvate nel 2020 emerge che qualsiasi nave straniera necessiterebbe di un’autorizzazione ufficiale russa per navigare nella Rotta marittima del Nord. Questa politica è una violazione delle norme internazionali, che non riconoscono ai Paesi il diritto di controllo su transiti marittimi in acque polari. Con l’Arco Artico oramai libero da ghiacci perenni, Pechino sta cercando di consolidare i suoi rapporti con Mosca, puntando a un permesso esclusivo di transito che le permetterebbe di trasportare merci in Europa a costi vantaggiosi attraverso quella che viene denominata come una “Via della Seta polare”.
Le implicazioni geopolitiche di tali sviluppi non sono trascurabili. La Cina, prima al mondo per emissioni inquinanti, e la Russia appaiono ambigue nella loro adesione agli sforzi globali contro il cambiamento climatico. Il riscaldamento globale, infatti, si rivela a loro vantaggio per l’apertura della rotta nordica.
Negli Stati Uniti, le rivendicazioni di Trump sulla Groenlandia sembrano voler ribadire la necessità di un controllo strategico diretto sull’Artico, in un panorama globale di nuova competizione geopolitica. Secondo Marco Forgione dell’Institute of Export & International Trade, la Groenlandia ha un’importanza cruciale per gli Stati Uniti, offrendo vantaggi in termini di trasporti e comunicazioni. In questo contesto, il timore americano è che Mosca e Pechino possano alterare l’equilibrio di potere, espandendo la loro influenza in un’area di crescente importanza strategica.