Produrre automobili è sempre stata un’impresa complessa, ma le difficoltà sembrano essere amplificate negli ultimi tempi. Le case automobilistiche affrontano sfide crescenti nella navigazione attraverso le preferenze diversificate dei clienti, una serie di normative stringenti e le barriere doganali sempre più restrittive. Questo rende il processo produttivo oneroso e complicato.
Un aspetto cruciale per l’industria automobilistica è la duplice offerta: da un lato, i tradizionali motori a combustione, e dall’altro, le sempre più richieste motorizzazioni elettriche. Secondo Davide Di Domenico di BCG, questo raddoppio delle linee produttive comporta un incremento significativo dei costi. Se prima erano necessari circa due miliardi per progettare e lanciare una nuova vettura, ora si può arrivare a spendere anche il doppio per soddisfare le esigenze sia dei clienti sia dei regolatori.
La situazione europea appare particolarmente critica. Dopo periodi di forti profitti e lauti dividendi, come nel caso di Stellantis, il panorama è cambiato. Volkswagen, ad esempio, ha ventilato la possibilità di chiudere impianti in Germania, una mossa poi evitata grazie ad un accordo con i sindacati per ridurre la capacità produttiva. Tale scenario illustrano come i produttori europei siano schiacciati tra le grandi potenze mondiali, con il mercato cinese che diviene sempre più protezionistico e favorevole ai costruttori locali.
La produzione in Cina delle case automobilistiche tradizionali potrebbe ridursi drammaticamente a beneficio dei produttori locali, portando a consistenti perdite di profitti per le aziende europee e americane, a seconda della loro esposizione al mercato cinese. Inoltre, le politiche commerciali della futura amministrazione Trump potrebbero complicare ulteriormente la situazione, imponendo dazi che potrebbero richiedere alle case europee di incrementare gli investimenti per una produzione localizzata negli Stati Uniti.
Nel lungo termine, una soluzione potrebbe trovarsi nelle aggregazioni tra le varie case automobilistiche. Tuttavia, in un contesto globale che si sta frammentando sempre di più, focalizzarsi sulle economie di scala potrebbe non essere sufficiente. Specifiche offerte regionali potrebbero richiedere catene di fornitura dedicate e compliance regolamentari su misura. Di conseguenza, la strategia di formare giganti globali potrebbe non risultare più vincente.
In Italia il calo della produzione è stato notevole. Stellantis, ad esempio, ha visto una diminuzione del 31,7% nel numero di veicoli prodotti. Questo calo pone l’Italia al settimo posto tra i produttori europei, superato da paesi come Spagna e Francia. Tuttavia, con il recente ritiro di Carlos Tavares, Stellantis sembra interessata a invertire questa tendenza e a rispondere meglio alle sfide del mercato automobilistico contemporaneo.