Nel panorama del retail italiano e globale, Benetton Group sta attuando un piano di ristrutturazione volto a ottimizzare e ridefinire la propria rete distributiva. Questo processo di trasformazione prevede la chiusura di numerosi negozi in perdita o non più sostenibili economicamente, con l’obiettivo di razionalizzare la presenza del brand e concentrare gli sforzi su punti vendita più performanti.

Nel 2024, sono stati già chiusi 100 negozi in Italia. Tra le città in cui è avvenuta la chiusura ci sono Bari, Foggia, Novara, Palermo e Catania. Particolarmente significativa è stata la chiusura dello storico negozio nel Palazzo Mincuzzi di Bari. Questa operazione riguarda principalmente i negozi in franchising, che negli ultimi anni hanno accumulato debiti nei confronti della casa madre Benetton, arrivando a una gestione insostenibile.

La ristrutturazione è stata avviata sotto la guida del CEO Claudio Sforza, supportato dall’azienda madre Edizione, che vede al comando Alessandro Benetton ed Enrico Laghi. La strategia punta a eliminare i cosiddetti “rami secchi”, ovvero i negozi che non sono riusciti a sostenersi economicamente. A livello globale, l’obiettivo è chiudere 419 negozi su un totale di 3.500 entro la fine del 2025.

In Italia, l’analisi ha messo sotto osservazione 191 punti vendita, di cui 149 sono negozi in franchising con gravi difficoltà finanziarie, e 42 sono negozi gestiti direttamente in perdita strutturale. Particolarmente critici sono i casi di circa 90 negozi che presentano uno stato di insolvenza che ammonta a circa 38 milioni di euro. Le zone più colpite riguardano principalmente la Calabria, la Puglia e la Sicilia.

A fronte di questi problemi, Benetton ha intrapreso un dialogo con i sindacati per gestire al meglio la situazione occupazionale, aumentando gli incentivi per l’esodo volontario e mettendo in atto un piano di ricollocazione. Questo accordo prevede anche un possibile impiego temporaneo per un anno tramite agenzie di lavoro interinale e la conferma di una solidarietà con un limite individuale del 40% fino a febbraio 2025.

Sotto la spinta del nuovo CEO, Benetton sta concentrando le sue risorse sui flagship store di proprietà, che hanno dimostrato una buona crescita post-pandemia, garantendo un incremento delle vendite del 7% a livello nazionale nel 2024 rispetto al 2023. Questo approccio si propone di valorizzare i punti vendita maggiormente performanti e di intervenire su quelli che non danno i risultati attesi.

Anche se rimane un percorso complesso, l’azienda sta cercando di affrontare le perdite accumulate nel decennio scorso, che hanno raggiunto 1,6 miliardi di euro, con il supporto finanziario significativo di Edizione. Questa operazione di ricerca di efficienza rappresenta un passo decisivo per il rilancio del brand sul mercato globale, con un focus anche sui negozi-chiave come quello di Bologna. Il cambiamento in atto rappresenta infatti un tentativo di rilancio fondamentale per Benetton, volto a riposizionarsi in un mercato sempre più competitivo.

6 pensiero su “Benetton chiude 100 negozi in Italia nel 2024: ristrutturazione della rete in corso”
  1. Benetton deve fare ‘sto cambiamento se vuole restare nel mercato. I flagship store sembrano la mossa giusta. Però un po di malinconia pensando a sti negozi storici che chiudono. Avanti così, ma con moderazione.

    1. Sono d’accordo sul fatto che l’innovazione sia necessaria per sopravvivere nel mercato competitivo di oggi, ma capisco anche la nostalgia per i negozi storici. È importante trovare un equilibrio tra modernità e tradizione per mantenere l’identità del brand. Avanti con i cambiamenti, ma senza dimenticare le radici.

  2. Ma che è sta storia de chiudere negozi? Proprio mò co tutti sti debiti. E poi Bari, mannaggia come faranno i giovani a trovare lavoro?! Speriamo davvero che i sindacati riescano a salvare qualcosa…

    1. Capisco la tua preoccupazione, la situazione economica è davvero difficile e chiudere i negozi può avere un impatto pesante su molti, specialmente sui giovani in cerca di lavoro. È importante che i sindacati facciano sentire la loro voce per cercare di tutelare i posti di lavoro e trovare soluzioni che possano aiutare chi è in difficoltà. Speriamo che si possa trovare un modo per sostenere l’economia locale senza sacrificare ulteriormente le opportunità lavorative.

  3. Ah, è finita l’era dei negozi sotto casa, ormai si compra tutto online e i big devono adattarsi. Speravo che quel bel negozio a Bari restasse, però capisco che i tempi cambiano.

    1. Capisco cosa intendi, è davvero un peccato vedere i negozi locali sparire. Speriamo che possano trovare un modo per integrarsi nel mondo online e continuare a offrire qualcosa di unico.

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