L’aggressione avvenuta a Bari, al termine di una manifestazione pacifica contro il razzismo, è un grave campanello d’allarme che richiama un passato oscuro di violenza e intolleranza. Gli attacchi contro chi esprime dissenso pacifico sembrano preludere alla formazione di gruppi violenti legati all’estrema destra, simili a quelli che nel secolo scorso portarono il fascismo al potere. Tali azioni non possono essere sottovalutate né ignorate, e richiedono una ferma condanna da parte di chi ha responsabilità politica e istituzionale. La storia insegna che l’indifferenza o, peggio ancora, la tolleranza verso questo tipo di violenze, rischia di condurre a conseguenze devastanti per la democrazia e la convivenza civile.
L’Italia, una Repubblica Parlamentare nata dalle ceneri della guerra e dalla Resistenza, è fondata su valori di dialogo, tolleranza e rispetto reciproco. È dunque inconcepibile che si assista a simili episodi di violenza, che sembrano rinvigorire quelle stesse ideologie che hanno portato il paese alla dittatura e alla guerra. Chiunque non prenda posizione netta contro questi atti si rende, di fatto, complice di un ritorno a un passato segnato da oppressione e odio.
Durante il fascismo, il nemico era rappresentato da ebrei, comunisti e ogni forma di dissenso politico. Oggi, pur in un contesto diverso, la logica sembra ripetersi: il “nemico” diventa chiunque sia percepito come diverso, che si tratti di immigrati, persone di colore o appartenenti alla sinistra politica. Le manifestazioni pacifiche di chi si oppone a tali derive vengono bersagliate da aggressioni che mirano a intimidire e soffocare la libertà di espressione, fondamenta di una società democratica.
Il pericolo maggiore è quello di assistere a un progressivo ritorno di un clima di scontro sociale e politico, simile a quello che negli anni Sessanta e Settanta ha portato il Paese sull’orlo di una guerra civile. Le ideologie estremiste, tanto di destra quanto di sinistra, hanno allora alimentato una spirale di violenza che ha lasciato ferite profonde. È necessario evitare che simili dinamiche possano ripetersi, e per farlo è indispensabile un impegno collettivo a preservare i valori democratici.
Le forze politiche e sociali devono schierarsi senza ambiguità contro ogni forma di violenza e di odio. Non ci può essere spazio per chi cerca di giustificare o minimizzare episodi di aggressione, perché ogni silenzio o inazione equivale a legittimare quei comportamenti. La democrazia si difende anche nei momenti in cui le sue fondamenta sembrano solide, proprio per impedire che atteggiamenti eversivi possano attecchire nuovamente.
In conclusione, ciò che è avvenuto a Bari non può essere derubricato a semplice episodio isolato. Al contrario, deve essere letto come un monito, un segnale d’allarme di un rischio concreto di ritorno a un passato di violenza politica. Per evitare che ciò accada, è essenziale che la società nel suo insieme, dalle istituzioni alla cittadinanza, rigetti con forza ogni tentativo di riportare in vita quelle logiche di odio e sopraffazione che appartengono a una pagina buia della storia italiana. Solo attraverso una condanna unanime e una vigilanza costante si potrà garantire che la democrazia e la convivenza civile continuino a essere i pilastri su cui costruire il futuro del Paese.
È davvero incredibile che nel 2023 ci ritroviamo ancora a discutere di cose del genere. Non abbiamo imparato nulla dalla storia?
Che tristezza vedere che certe mentalità sono tornate a galla. Dobbiamo opporci tutti insieme a questa deriva di violenza.