Dopo l’approvazione alla Camera di un controverso emendamento alla legge di Bilancio, firmato dalla deputata Maria Cristina Caretta di Fratelli d’Italia e giudicato ammissibile dal presidente della commissione Bilancio Giuseppe Mangialavori, si è acceso un acceso dibattito tra associazioni animaliste e ambientaliste e il mondo politico. Questo emendamento mira a facilitare le Regioni nella definizione dei calendari venatori e a ridurre le possibilità di ricorso agli organi di controllo, creando un organismo politico che emani pareri equivalenti a quelli scientifici dell’Ispra, modificando così l’equilibrio di potere tra politica e scienza.
Le 14 associazioni firmatarie, tra cui Animalisti Italiani, Wwf Italia, e Lipu, sostengono che l’introduzione di questo emendamento sia un favore alla lobby dei cacciatori e denunciano numerose «gravi incostituzionalità». La loro richiesta è che il presidente Sergio Mattarella consideri con attenzione questi aspetti prima di apporre la sua firma alla legge. Secondo le associazioni, la modifica va in direzione opposta al dettato costituzionale, che da due anni include la tutela dell’ambiente nell’articolo 9.
In particolare, viene contestato che il Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale, legato al ministero dell’Agricoltura e composto da membri nominati dal governo, possa esprimere pareri non scientificamente supportati, ma con lo stesso peso di quelli dell’Ispra. Tale reazione è vista come un tentativo, da parte del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, di allentare il controllo scientifico in favore dei cacciatori, mettendo da parte l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
La proposta emendativa viene inoltre contestata per la sua estraneità ai temi di bilancio statali per il 2025, rappresentando, secondo i critici, una utilizzazione impropria del processo legislativo. Le limitazioni sui ricorsi vengono viste come una manovra per smorzare le opposizioni legali contro i calendari venatori, aumentando così il margine di azione per il mondo della caccia.
L’opposizione sottolinea che quello in questione è già il sesto provvedimento a favore della caccia dalle ultime elezioni, una tendenza che molte associazioni ritengono inaccettabile, specie alla luce di precedenti violazioni delle normative europee, come la Direttiva Uccelli. Esse sollecitano un’azione decisa e tempestiva da parte del Presidente della Repubblica, affinché vengano protetti i diritti costituzionali e ambientali dei cittadini.
A fronte delle critiche, le associazioni venatorie come Federcaccia esprimono soddisfazione per l’emendamento approvato, considerandolo un passo importante verso la garanzia del corretto svolgimento della stagione di caccia, pur riconoscendo che vi sia ancora molto lavoro da fare per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Questa querelle mette in evidenza una netta spaccatura tra tutela ambientale e interessi venatori, alimentando il dibattito su come bilanciare la conservazione della fauna e le tradizioni venatorie in Italia.