In un mondo sempre più connesso, il tema della violenza di genere emerge con prepotenza, rivelando la sua presenza inquietante anche nei contesti quotidiani più insospettabili. L’attrice Anna Gandolfi, nota soprattutto per le sue rappresentazioni ironiche delle signore della “Milano bene” sui social media, sta canalizzando la sua popolarità verso una causa più profonda: la sensibilizzazione contro la violenza di genere. Con l’organizzazione non profit Valore D, ha lanciato un podcast intitolato “Scomodiamoci”, dedicato a esplorare le molteplici forme di violenza di genere che permeano la nostra società.

Le esperienze personali possono spesso servire da catalizzatore per un cambiamento. Carolina de’ Castiglioni, narratrice del progetto, racconta di un episodio vissuto quando aveva appena 18 anni: la condivisione di un video intimo che si è diffuso rapidamente, un esempio premonitore di ciò che oggi viene definito revenge porn. All’epoca, non era chiara la gravità di quanto stesse accadendo, un’indifferenza che oggi continua a scuoterla.

Il podcast “Scomodiamoci” cerca di affrontare il tema della violenza di genere con un linguaggio fresco e accessibile. In sei puntate, la de’ Castiglioni discute con figure maschili note, tra cui Matteo Maffucci degli Zero Assoluto e il giornalista Fabio Caressa, con l’obiettivo di stimolare una riflessione condivisa su argomenti spesso considerati tabù. L’attività si estende all’educazione sessuale, ai problemi legati al consenso e alle etichette dannose radicate nella società.

Nonostante il tono leggero, le conversazioni affrontano temi spinosi, come il consenso nell’ambito sessuale o il fenomeno dello stealthing, con un linguaggio semplice ma incisivo. Utilizzando il gioco “io non ho mai”, tipicamente associato a un contesto alcolico ma qui usato per stimolare la riflessione, gli ospiti sono portati a confrontarsi con comportamenti quotidiani che potrebbero passare inosservati.

Un aspetto fondamentale del progetto è l’approccio alla comunicazione, che evita enfasi eccessive o un linguaggio troppo accademico, concentrandosi invece su esperienze condivisibili e concrete. L’obiettivo non è solo discutere di ciò che è sbagliato, ma anche di come si possa pensare diversamente per migliorare la società, un proposito che si riflette nel lavoro che accompagna il podcast, svolto insieme a Chiara Giovenzana.

Infine, il progetto non esclude l’autoironia, come sottolinea l’attrice stessa, che nei panni della “Sciura” di Milano si diverte ad ironizzare sui cliché. Anche questa figura, abituata a un mondo di stereotipi e responsabilità superficiali, è invitata attraverso il podcast a partecipare a una riflessione più profonda e significativa. Il progetto rappresenta un invito a tutti – anche alle sciure milanesi – a non sfuggire a discussioni scomode ma essenziali, contribuendo a sensibilizzare e, in definitiva, a cambiare la percezione della violenza di genere.

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