Milano si prepara a salutare temporaneamente uno dei suoi simboli storici: l’Hotel Sheraton Diana Majestic di viale Piave, destinato a chiudere le sue porte a seguito della decisione della proprietà di non rinnovare la collaborazione con la catena Marriott International. La notizia ha lasciato cinquanta dipendenti senza lavoro e ha creato una frattura nel cuore del tessuto sociale e culturale milanese.

L’edificio, noto ufficialmente come “Kursaal Diana,” risale al 1908 e occupa una delle curve più suggestive di viale Piave. Con la sua chiusura, la città perde temporaneamente uno spazio che è stato al centro della vita culturale, sociale e mondana di Milano per oltre un secolo. Nei prossimi mesi si vedrà quale futuro si prospetta per questo iconico edificio, la cui architettura Liberty e gli interni, pur avendo subito modifiche nel tempo, continuano a rappresentare un’epoca irripetibile.

L’ipotesi di un futuro incerto per lo Sheraton Diana Majestic ha sollevato numerose voci nel quartiere. Alcuni speculano sulla possibilità che l’edificio venga trasformato in un altro hotel o che possa ospitare prestigiose boutique di marchi di alta moda, con sfilate e eventi mondani già ospitati nelle sue sale nel passato. Tuttavia, una certezza c’è: la Cisl sta tentando da mesi di mediare per garantire una ricollocazione al personale. Intanto, Marriott International ha espresso il proprio ringraziamento ai dipendenti che hanno contribuito negli anni a rendere questo hotel un luogo di ospitalità unico, promettendo di supportare i lavoratori e collaborare con i sindacati durante il processo di transizione.

Storicamente, l’edificio ha un passato affascinante e movimentato. Il nome “Kursaal Diana” si riferisce agli antichi bagni termali costruiti dagli austriaci a metà Ottocento, un luogo di svago e di ristoro in una zona che, allora, era la campagna di Milano. Il Kursaal Diana era un rifugio esclusivo, con piscine circondate da alberi e ampi spazi verdi, molto frequentato dall’élite dell’epoca. La trasformazione in hotel iniziò negli anni successivi, e il Diana Majestic divenne rapidamente un’istituzione per la città, conosciuta per il suo giardino incantevole, le camere lussuose e un ristorante elegante.

La fama dell’hotel non riguardava solo la sua ospitalità di lusso; lo Sheraton Diana Majestic fu anche scenario di un tragico evento storico: il 23 marzo 1921, un’esplosione dinamitarda causò ventuno vittime e ottanta feriti, un episodio ancora oggi ricordato come uno dei primi atti di terrorismo in Italia. L’attacco, attribuito ai gruppi anarchici dell’epoca, aveva come obiettivo il questore Giovanni Gasti, il quale frequentava abitualmente l’hotel. Quel tragico evento segnò l’inizio di una serie di tensioni che coinvolsero anche Benito Mussolini, e rappresenta uno dei tanti capitoli della “strategia della tensione” che Milano avrebbe conosciuto negli anni successivi.

Con la chiusura del Diana Majestic, Milano si trova ora a riflettere su come preservare la propria identità culturale senza rinunciare al progresso. La proprietà dell’immobile sembra intenzionata a intraprendere una ristrutturazione importante, anche se è probabile che l’intervento porti a una modernizzazione degli interni, modificando ulteriormente il fascino Liberty che ha caratterizzato l’edificio per decenni. Tuttavia, l’augurio è che la città sappia trovare un nuovo equilibrio per preservare questo storico luogo d’incontro, evitando che venga esclusivamente assorbito dalla logica commerciale e mantenendo viva una memoria che ha contribuito a plasmare la Milano moderna.

In attesa di sapere quale sarà il destino dell’edificio, resta la speranza che questa icona architettonica possa tornare presto a risplendere, offrendo una nuova opportunità per la città e per coloro che, nel corso dei decenni, hanno contribuito a renderlo un simbolo di Milano. La chiusura del Diana Majestic è più di un semplice cambio di gestione; è un momento di riflessione per la città intera, che saluta temporaneamente una delle sue perle, con la speranza di ritrovarla, magari con una nuova veste, ma sempre fedele alle sue origini.

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