L’economia russa sta affrontando un momento di cruciale importanza, delineato da sfide economiche significative e da una crescita prevista al di sotto dell’1,5% entro il 2025, secondo le stime sia della banca centrale russa che del Fondo Monetario Internazionale. La situazione economica è uno dei principali temi di preoccupazione per Vladimir Putin, il quale potrebbe subire ulteriori pressioni internazionali per porre fine al conflitto con l’Ucraina.

Recentemente, Donald Trump ha accentuato questa pressione, sottolineando come la fine della guerra potrebbe rappresentare un “grande favore” per la Russia e il presidente Putin. Tra le questioni che alimentano il dibattito vi sono l’aumento del carovita, i tassi di interesse elevati e una significativa scarsità di manodopera. Il panorama economico si complica a causa di un conflitto tra l’apparato militare-industriale russo e la banca centrale, guidata da Elvira Nabiullina.

Esaminando le sfide economiche, una delle questioni principali è rappresentata dai conti pubblici anomali, con un debito pubblico crescente destinato a finanziare le spese militari. L’inflazione quasi a due cifre, raggiungendo il 9,5% l’anno scorso, è stata alimentata da ingenti spese per la difesa e sussidi statali, colpendo duramente il tenore di vita dei cittadini.

In risposta all’inflazione, la banca centrale ha innalzato i tassi di interesse al 21%, un livello che non si vedeva dai tempi dell’instabilità post-sovietica. Tuttavia, questo ha un impatto negativo sugli investimenti nel settore civile, mentre il comparto militare continua a beneficiare di sovvenzioni. Le critiche alla politica monetaria della banca centrale arrivano anche dai principali oligarchi dell’industria bellica.

Il rallentamento della crescita economica è evidente, con previsioni che indicano un calo dal 4% del 2024 a un 1,4% secondo l’FMI. A complicare ulteriormente il quadro vi è una significativa carenza di manodopera dovuta all’arruolamento militare e alla fuga di giovani all’estero.

Il deficit di bilancio, pari all’1,7% del PIL nel 2024, rappresenta un’ulteriore preoccupazione. Le nuove misure fiscali potrebbero essere insufficienti per mitigare l’impatto delle sanzioni americane sul settore energetico, aumentando la probabilità di ulteriori prelievi fiscali.

Infine, la volatilità del rublo, influenzata dalle sanzioni internazionali, contribuisce all’inflazione e rende incerto il futuro economico del paese. Se da una parte un rublo debole può ridurre il deficit, dall’altra aggrava il costo dei beni importati.

In sintesi, la pressione economica potrebbe spingere Putin verso soluzioni diplomatiche per risolvere il conflitto con l’Ucraina, in un contesto globale di crescente incertezza economica.

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