Il panorama delle connessioni internet in Italia potrebbe subire importanti cambiamenti a partire dal 1 gennaio 2025. Un emendamento proposto da Fabio Carmine Raimondo di Fratelli d’Italia rischia di gravare pesantemente sulle bollette di coloro che ancora si affidano alle tradizionali connessioni in rame, in particolare ADSL o quelle miste fibra. L’iniziativa mira a sostenere la transizione verso reti di connessione in fibra ottica applicando una tassa del 10% a queste tipologie di abbonamenti. L’intento è quello di accelerare la diffusione della fibra, con i ricavi della tassa che alimenteranno un fondo destinato al potenziamento delle reti a banda ultralarga.

La misura, secondo i dati di Agcom aggiornati al giugno 2023, potrebbe influenzare circa il 70,4% delle connessioni domestiche italiane, le quali si appoggiano su tecnologie che includono ancora componenti in rame. Tuttavia, l’AIIP (Associazione Italiana Internet Provider) ha immediatamente espresso la propria opposizione, definendo l’emendamento “irragionevole” e sottolineando gli effetti negativi che esso potrebbe causare sul mercato. L’AIIP sottolinea la cronica mancanza di manodopera specializzata necessaria per realizzare infrastrutture in fibra, oltre a problematiche relative ai servizi che ancora si affidano alla rete in rame per questioni di backup nelle aziende e nelle amministrazioni pubbliche.

Anche Giulia Pastorella, deputata e vicepresidente di Azione, interviene nella critica, evidenziando che molti italiani sfruttano la rete in rame non per scelta, ma per mancanza di alternative. Sottolinea il rischio di penalizzare ulteriormente i cittadini, soprattutto coloro che risiedono in aree del Sud Italia o in regioni montuose, zone in cui i lavori di infrastrutturazione faticano a procedere.

A livello europeo, gli obiettivi prefissati dal Programma Strategico per il Decennio Digitale 2030 prevedono la disponibilità universale di connettività gigabit, con l’accento posto sulla diffusione delle reti in fibra. Il processo di dismissione della rete in rame era già stato avviato da Agcom con l’obiettivo di completare la transizione entro il 2028. Tuttavia, l’emendamento potrebbe accelerare decisamente questo processo, richiedendo che almeno il 90% delle linee accedano a reti ad alta capacità.

La questione appare quindi complessa e delicata, con l’Italia chiamata a bilanciare la necessità di innovare le proprie infrastrutture di rete senza gravare ingiustamente su cittadini e piccole imprese che, per ragioni geografiche o economiche, ancora non possono beneficiare delle moderne tecnologie in fibra.

2 pensiero su “Emendamento Raimondo: rischio aumento del 10% per connessioni in rame e critiche da Aiip”
  1. Che palle, sempre a tassare tutto! Io vivo in un paesino dove la fibra non arriva neanche col telescopio. Mo pure sta tassa ci manca! Ma questi dove vivono? Marte?

    1. Capisco la frustrazione, soprattutto quando sembra che le infrastrutture essenziali non siano una priorità. La questione delle tasse è complicata, ma spesso sono destinate a finanziare servizi pubblici, anche se non sempre i benefici si vedono ovunque allo stesso modo. Speriamo che col tempo ci sia un miglioramento anche per i piccoli centri come il tuo!

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