L’agenesia dentale rappresenta una condizione caratterizzata dall’assenza congenita di uno o più denti nella bocca. Questo disturbo coinvolge circa il 5% della popolazione generale e arriva a interessare fino al 10% dei bambini. La mancanza di denti può ostacolare lo svolgimento di funzioni essenziali come masticare, deglutire e parlare fin dalla tenera età. Inoltre, questo problema può avere conseguenze negative sulla masticazione, la digestione e la respirazione. Nei casi di agenesia dentale, vi è anche un aumento del rischio di sviluppare condizioni orali come malocclusioni o affollamento dentale.

Oltre ai casi congeniti, alcune persone perdono uno o più denti quando non è più possibile adottare trattamenti conservativi. In Italia, ad esempio, si stima che il 20% e più delle persone sopra i 65 anni non abbia più denti, e circa il 50% degli anziani ultraottantenni ha perso tutti i denti. Per questi pazienti, una soluzione innovativa si prospetta all’orizzonte: un farmaco in grado di stimolare la ricrescita dei denti. Questo medicinale rappresenta un’alternativa rivoluzionaria agli interventi protesici tradizionalmente utilizzati, come le dentiere e gli impianti. A capo del team che sta sviluppando il farmaco è il professor Katsu Takahashi, primario di chirurgia orale presso il Medical Research Institute Kitano Hospital di Osaka, Giappone.

Dopo risultati promettenti ottenuti in test preclinici effettuati su modelli animali, in particolare topi e furetti, si è avviata la sperimentazione clinica sugli esseri umani. Interessante, gli umani differiscono significativamente da alcuni animali come rettili e pesci, i quali sostituiscono regolarmente i loro denti. Gli esseri umani, invece, sviluppano solo due serie di denti: quelli “da latte” e quelli “permanenti”. Tuttavia, Takahashi ritiene che sotto le gengive possano essere presenti germogli dormienti di una terza generazione di denti, che, se opportunamente stimolati, potrebbero consentire la crescita di nuovi denti.

Nel mese di ottobre, presso l’ospedale universitario di Kyoto, è stato avviato il primo trial clinico su adulti sani che hanno perso almeno un dente, con lo scopo di valutare principalmente la sicurezza del farmaco. “Questa è un’innovazione unica a livello mondiale – ha dichiarato Takahashi -“. I trattamenti protesici attualmente utilizzati per sostituire i denti persi per carie, malattie o traumi risultano costosi e invasivi. Il farmaco potrebbe pertanto offrire significativi benefici ripristinando l’originale dentatura naturale.

Nel 2005, un’équipe giapponese scoprì che l’assenza di un certo gene nei topi provocava una crescita dentale superiore alla norma, condizione nota come ‘iperdontia’. Successivamente, venne individuata una proteina, denominata proteina morfogenetica ossea (BMP), regolata dal gene USAG-1, che blocca la crescita eccessiva di denti. Partendo da questa scoperta, Takahashi e il suo team hanno sviluppato un farmaco anticorpale capace di stimolare la proteina BMP e inibire USAG-1, attivando così le gemme dentarie latenti per consentire la crescita di nuovi denti.

Nel 2018, il farmaco è stato testato su topi e furetti affetti da agenesia dentale, dimostrandosi efficace nel favorire la crescita di nuovi denti. I risultati sono stati pubblicati nel 2021, e secondo Takahashi, questo trattamento anticorpale rappresenta una svolta nel trattamento delle anomalie dentali nell’uomo.

Le prossime fasi prevedono test su bambini affetti da anodontia, una condizione ereditaria caratterizzata dall’assenza congenita di sei o più denti permanenti. In Giappone, queste persone spesso affrontano difficoltà masticatorie e trascorrono l’adolescenza coprendo gli spazi tra i denti. Takahashi spera che il farmaco possa fare la differenza anche per loro. Tuttavia, il processo di sviluppo di una terapia realmente efficace potrebbe richiedere ancora del tempo, ma l’ambizione è quella di renderla disponibile entro il 2030.

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