Leonardo Caffo, noto filosofo, è stato recentemente condannato a quattro anni di reclusione con l’accusa di aver inflitto maltrattamenti e violenze alla sua ex compagna. Una sentenza che sembra difficile da associare alla persona che, all’uscita dall’aula di tribunale, dichiara di sperare che la sua condanna possa servire da lezione per molti altri.

Caffo risponde alle domande mantenendo l’immagine del filosofo, insistendo però sulla sua innocenza. Nonostante il verdetto, egli esprime rammarico per la decisione dei giudici, pur riconoscendo che essi abbiano agito secondo la loro coscienza. Durante il processo lui e la sua difesa non sono riusciti a convincere il tribunale della sua versione dei fatti e Caffo attribuisce questo insuccesso a questioni legali, che preferisce lasciare agli avvocati.

La condanna di quattro anni non lascia spazio a ottimismo nel futuro di Caffo, che lo vede piuttosto oscuro. Il filosofo afferma di aver lottato per il bene della figlia, anche se la vicenda è finita male. Riflettendo sul passato, dice di non voler cambiare quanto accaduto, in quanto propenso a accettare tutto ciò che ha portato alla nascita della sua bambina, della cui esistenza si dichiara comunque grato.

Rispetto alla paura espressa dalla sua ex compagna nei suoi confronti, Caffo replica che non vi è motivo di temere nulla. Sebbene sia stato coinvolto in un processo legato alla violenza sulle donne, Caffo mantiene inalterata la sua posizione di sostegno a questa lotta, affermando di non voler diventare il campione dell’altra parte.

Alla domanda se si senta di chiedere scusa, sul piano morale Caffo si decide affermativo. Tuttavia, sul piano legale sostiene di non essere mai stato un belligerante, enfatizzando la sua capacità di sopportare le avversità senza lamentarsi. Annuncia infine che farà ricorso in Appello per dimostrare la sua innocenza, convinto di poter dimostrare la verità per il bene della figlia e la fiducia nella giustizia.

Intanto, la sua vicenda continua a suscitare polemiche al punto da scoraggiare la partecipazione ad eventi culturali, come testimoniato dal caso dell’annullamento di un incontro in cui avrebbe partecipato. Caffo stesso si ritira temporaneamente dalla scena, lamentando di essere privato del diritto di parola.

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