L’Erasmus è spesso raccontato come un periodo di libertà e scoperta, ma cosa succede dopo? In questa intervista, l’autrice di Ma l’incertezza è più bella ci accompagna in un viaggio che va oltre l’esperienza di studio all’estero, esplorando le sfide della vita adulta e il senso di appartenenza di una generazione senza confini.
Introduzione
Cosa ti ha spinto a raccontare la generazione Erasmus non solo durante il viaggio, ma anche nel passaggio all’età adulta?
Il desiderio di raccontare la generazione Erasmus non si ferma al viaggio, ma si estende al suo impatto sulla vita adulta. L’Erasmus è una parentesi di scoperta e libertà, ma cosa succede dopo? Come si affronta il ritorno, la sfida del lavoro, delle relazioni e delle scelte? Volevo esplorare proprio questo passaggio, quando l’entusiasmo si confronta con la realtà e l’incertezza diventa compagna di viaggio. Nel libro, la protagonista si confronta con il mondo degli stage alla Commissione Europea, con la carriera accademica, con l’ingresso nel Ministero degli Esteri, partendo da junior ma riuscendo a fare grandi cose. L’Erasmus è una delle tante esperienze europee e internazionali che la protagonista attraversa, tra master, stage e poi i primi lavori veri e propri. Ma è l’Erasmus che ha dato l’avvio a tutto, perché con generazione Erasmus non si intende solo chi ha fatto quell’esperienza, ma un modo di sentire, un mood, l’idea di non avere confini.
Quanto c’è di autobiografico nel libro e quanto invece è frutto di ricerca e osservazione?
Il libro attinge a esperienze personali, ma è soprattutto un mosaico di storie, emozioni e riflessioni raccolte negli anni. Ho osservato come la mia generazione ha vissuto questo percorso e ho cercato di restituire un affresco autentico, in cui molti possano ritrovarsi, senza che la narrazione fosse limitata a una singola prospettiva. C’è anche molta ironia nel libro, perché l’incertezza non è solo fonte di ansia, ma anche di momenti esilaranti e inattesi.
Il Viaggio e la Formazione
L’Erasmus è spesso visto come un’esperienza di libertà e scoperta. Quanto pensi che questa esperienza influenzi il modo in cui si affrontano le sfide della vita adulta?
L’Erasmus insegna a convivere con l’incertezza, a trovare soluzioni improvvisate, a costruire legami oltre le differenze. Sono competenze fondamentali per la vita adulta, dove spesso ci si trova a navigare in acque poco prevedibili. L’adattabilità e la curiosità, sviluppate durante quell’esperienza, restano strumenti preziosi.
Quali illusioni o aspettative portate a casa da quell’esperienza vengono poi messe in discussione dalla realtà quotidiana?
L’idea che tutto sia possibile, che il mondo sia aperto e accogliente, viene spesso messa alla prova da barriere burocratiche, limiti lavorativi e vincoli economici. Ci si rende conto che la mobilità non è così fluida come sembrava e che l’entusiasmo iniziale deve fare i conti con una realtà più complessa.
Lavoro e Identità
La generazione Erasmus è cresciuta con l’idea di un’Europa senza confini e di infinite opportunità. Come affronta invece la precarietà lavorativa di oggi?
La generazione Erasmus ha creduto in un’Europa delle opportunità, ma oggi si confronta con un mercato del lavoro frammentato e precario. Spesso si trova a dover conciliare il desiderio di realizzazione con la necessità di stabilità, senza perdere quella spinta ideale che l’ha sempre caratterizzata.
Nel libro emergono sentimenti di disillusione legati al lavoro o alla ricerca di stabilità?
Sì, nel libro emergono momenti di disillusione. Il passaggio dalla passione degli anni universitari al mondo del lavoro non è semplice, perché ci si trova spesso smarriti davanti a tante strade possibili, indecisi tra restare e partire, tra sicurezza e nuove sfide. Ma si impara a capire che la non linearità non è sempre un difetto, a volte è proprio ciò che permette di trovare strade inaspettate.
Pensi che l’esperienza Erasmus renda più difficile o più facile accettare compromessi nella carriera?
L’Erasmus apre la mente, ma allo stesso tempo può rendere più difficile accettare percorsi troppo rigidi o rinunciare alla propria libertà. Il compromesso diventa una sfida continua: restare fedeli alle proprie aspirazioni senza perdere di vista le opportunità concrete.
Amori e Relazioni
I legami nati durante l’Erasmus spesso si intrecciano con l’idea di libertà e di amori senza confini. Come cambiano questi legami con il passare degli anni?
I legami nati durante l’Erasmus e in generale le relazioni a distanza per studio o per lavoro sono spesso intensi e senza confini, ma il tempo e la distanza mettono alla prova anche le connessioni più forti. Alcuni rapporti si trasformano, altri si dissolvono, altri ancora restano punti fermi anche a distanza di anni.
C’è un filo conduttore sentimentale nel libro che accompagna i protagonisti anche dopo la fine dell’esperienza all’estero?
Ne “Ma l’incertezza è più bella” c’è un filo conduttore sentimentale che attraversa il tempo, mostrando come l’amore e l’amicizia possano evolvere senza perdersi. Non è una storia d’amore classica, ma un intreccio di relazioni che resistono o cambiano forma.
Generazione Erasmus Cresciuta
Il tuo libro racconta anche il senso di nostalgia per un periodo di grande libertà. Come convivono i protagonisti con questa nostalgia?
La nostalgia per quel periodo di leggerezza è inevitabile, ma non deve diventare un rimpianto. La protagonista del libro impara a portare con sé lo spirito dell’Erasmus senza restare intrappolata nel passato.
Pensi che la generazione Erasmus si senta mai davvero “a casa” o rimanga perennemente sospesa tra più identità?
Forse la generazione Erasmus non si sentirà mai pienamente “a casa”, ma questa è anche la sua forza. Ha imparato a sentirsi a proprio agio in più luoghi, a costruire identità fluide e aperte.
Quanto è difficile mantenere viva la mentalità aperta e curiosa dell’Erasmus in un mondo sempre più segnato da crisi e chiusure?
Mantenere la mentalità aperta e curiosa diventa una scelta consapevole. Il mondo attuale può scoraggiare, ma chi ha vissuto l’Erasmus sa che la chiusura non è mai la soluzione e che la diversità resta una ricchezza, non un ostacolo.
Conclusioni
Se dovessi definire la generazione Erasmus in una parola oggi, quale sarebbe?
Se dovessi definire la generazione Erasmus in una parola, direi resiliente. Ha dovuto adattarsi a un mondo che non sempre ha mantenuto le promesse fatte, ma ha saputo reinventarsi con creatività. Però è un termine un po’ stantio quindi direi: versatile e piena di speranza (lo so sono 5 parole!).
Qual è il messaggio che vuoi lasciare a chi ha vissuto quell’esperienza e oggi si trova ad affrontare le difficoltà della vita adulta?
Il messaggio che voglio lasciare è che l’incertezza, pur se a volte ansiogena e insopportabile, è anche una forma di libertà. Non avere tutto pianificato non significa essere persi, ma avere ancora spazio per costruire il proprio percorso.
“Ma l’incertezza è più bella” di Lavinia Monti (Giacovelli Editore)
Sinossi: Ludovica, ventiseienne romana, approda a Bruxelles alla Commissione Europea tra entusiasmo e incertezze. Uno stage che la coinvolge sempre di più, amicizie variopinte e traslochi frenetici rendono la sua vita dinamica e stimolante. Ma il pensiero torna costantemente a Roma, dove l’aspettano un fidanzato sfuggente e un dottorato vinto quasi per caso, che sembra la chiave per dare solidità alla loro relazione. Il rientro alla base, tuttavia, non è l’atterraggio morbido che sperava: una professoressa tirannica, una vecchia fiamma che riemerge, il senso di inadeguatezza nel ritrovarsi sotto il tetto dei genitori fanno a gara nell’ alimentare dubbi e rimpianti per aver lasciato anzitempo la capitale della UE. Da Bruxelles a Roma, fino alla magnetica New York, Ludovica diventa il ritratto di una generazione sospesa tra ambizioni globali e legami profondi. Nei corridoi della Commissione Europea, tra i rituali del Ministero degli Esteri e i negoziati dell’ONU, il romanzo esplora con passione e disincanto il fascino dell’incertezza e il coraggio di affrontare risposte che si trasformano in nuove domande. Una storia che, con raffinata ironia, celebra la bellezza di una vita in divenire, fatta di scelte, errori e, soprattutto, crescita personale.