Il Rio Bollente in Perù rappresenta un monito riguardo agli effetti di un clima più caldo, con conseguenze drammatiche per la foresta pluviale circostante. Il fiume raggiunge temperature di 86°C ed è situato in una depressione del paesaggio del Perù, visibile solo dopo un percorso accidentato attraverso la giungla. Questo fenomeno naturale, ricorda Alyssa Kullberg, ricercatrice in ecologia vegetale, si manifesta con enormi colonne di vapore che si sollevano tra gli alberi.
Conosciuto anche come Shanay-timpishka o La Bomba, il fiume fa parte di un affluente che si collega al grande fiume Amazzoni. Negli anni ’30, le colline della zona furono esplorate da compagnie petrolifere in cerca di giacimenti fossili. Tuttavia, solo recentemente, i segreti del Rio Bollente sono stati analizzati a fondo dagli scienziati occidentali, i quali hanno scoperto che il calore del fiume proviene da fonti geotermiche profonde.
Nel 2022, Kullberg ha visitato questo luogo enigmatico con un team di ricercatori statunitensi e peruviani, tra cui Riley Fortier, dottorando presso l’Università di Miami. La squadra ha notato cambiamenti significativi nella vegetazione lungo il fiume: la foresta appariva più rada con meno alberi grandi e il sottobosco sembrava secco e friabile.
Fortier e i suoi colleghi hanno realizzato che il Rio Bollente offre uno sguardo su come il cambiamento climatico potrebbe trasformare l’Amazzonia, man mano che il riscaldamento globale aumenta le temperature medie dell’aria. In questo contesto, il Rio Bollente si presenta come una sorta di esperimento naturale, fornendo un’anteprima del futuro.
Studiare questo fenomeno, tuttavia, non è semplice; Fortier descrive la ricerca come un “lavoro sul campo in una sauna”. Un loro studio, pubblicato nell’ottobre scorso, ha seguito le temperature dell’aria per un anno lungo il Rio Bollente utilizzando 13 dispositivi di registrazione. Le temperature medie annuali variavano da 24-25°C nelle aree più fresche a 28-29°C nelle zone più calde, con temperature massime che sfioravano i 45°C nelle aree più calde.
Un’analisi precedente non pubblicata del geotermico scienziato Andrés Ruzo aveva già trovato che la temperatura media dell’acqua raggiungeva gli 86°C. La squadra ha anche analizzato dettagliatamente le specie vegetali presenti lungo il fiume, scoprendo un’importante correlazione: nelle zone più calde mancavano alcune specie e la densità della vegetazione era minore.
Ad esempio, importanti alberi come Guarea grandifolia sembrano lottare per sopravvivere nei pressi delle parti più calde del fiume. Inoltre, l’elevata quantità di vapore potrebbe scoraggiare dagli insetti volanti agli altri animali, suggerisce Fortier, sebbene il team non abbia esaminato direttamente questo aspetto.
Specie vegetali note per tollerare alte temperature risultavano più comuni nelle aree più calde, un effetto notabile perfino su piccole distanze di studio che non superavano i 2 km. I risultati dello studio indicano che appena le temperature superano un certo limite, la vita vegetale risponde rapidamente.
Secondo Chris Boulton dell’Università di Exeter, non coinvolto nello studio, il Rio Bollente fornisce un’interpretazione intelligente dei possibili cambiamenti futuri dell’Amazzonia. Anche Diego Oliveira Brandão della Science Panel for the Amazon avverte che i cambiamenti climatici potrebbero avere gravi impatti sulle popolazioni indigene, che dipendono dalle risorse biologiche.
Infine, Rodolfo Nóbrega dell’Università di Bristol sottolinea che temperature più elevate potrebbero minare la funzionalità di molte piante dell’Amazzonia. Sebbene l’acqua sia disponibile, il calore potrebbe ridurre la capacità fotosintetica delle piante. Tuttavia, gli autori dello studio non hanno misurato la temperatura o l’abbondanza delle acque sotterranee. Kullberg conclude che il Rio Bollente suggerisce come l’aumento delle temperature potrebbe influenzare negativamente la biodiversità della regione.