È una giornata importante al Franchi di Firenze. È il 6 di febbraio e sul terreno di gioco si svolge il recupero della partita Fiorentina-Inter interrotta il primo dicembre scorso al 17esimo minuto del primo tempo. In quella occasione, il centrocampista Edoardo Bove era stato colpito da un arresto cardiaco, crollando a terra privo di sensi. L’intervento tempestivo e la corsa all’ospedale Careggi segnarono un momento di grande apprensione per tutti. Dopo l’operazione per l’impianto di un defibrillatore sottocutaneo, sessantasette giorni dopo, Bove è tornato, questa volta in panchina, ad assistere alla partita nella quale i suoi compagni hanno celebrato un secco 3 a 0.
Il giorno seguente, il giovane calciatore, ancora visibilmente emozionato, parla con profonda sincerità dell’esperienza vissuta e del suo stato d’animo. Nonostante sia stato invitato sul palco della finale del Festival di Sanremo da Carlo Conti, una certa apprensione lo accompagna, anche più per l’abbigliamento che indosserà piuttosto che per l’esibizione di fronte a milioni di telespettatori.
Edoardo rivela che per lui è stato come chiudere un cerchio, ripartire dopo una pausa forzata e dolorosa. I colori delle maglie, lo stadio, gli stimoli visivi riportano alla sua memoria il giorno fatale, e l’assalto dei ricordi è inevitabile. Nonostante l’attenzione puntata su di lui la sera del recupero, ha scelto di rimanere negli spogliatoi fino all’inizio della partita per evitare di essere osservato troppo da vicino, scegliendo di proteggere le sue emozioni.
Racconta di aver ricevuto numerosi messaggi di solidarietà da persone che hanno vissuto esperienze simili, condividendo la voglia di testimoniare che l’evento occorso a lui non è così raro. Nonostante i media lo abbiano dipinto come un simbolo di resilienza, ammette che non sempre è facile e ci sono giorni in cui risulta complicato attribuire un senso alle proprie giornate.
Ricorda poco degli attimi che hanno preceduto il suo malore, ma ha ben impresso il fatto di non rendersi conto della gravità della situazione fino a quando non gli è stata spiegata. Un momento surreale, vissuto con un senso iniziale di incredulità, non percependo il pericolo reale, ma che ha portato presto alla consapevolezza di essere stato straordinariamente fortunato per essere stato soccorso in tempo utile.
La rielaborazione degli eventi e la ricerca delle cause hanno seguito la fase di emergenza e, nonostante la reticenza iniziale a mostrarne la vulnerabilità, Bove oggi si descrive come la persona più felice del mondo. È consapevole che il destino gli ha riservato un’opportunità, e la riconoscenza per la vita gli ha dato una nuova prospettiva.
Meno male che l’hanno soccorso in tempo… non voglio nemmeno immaginare se non c’erano i medici pronti!
Davvero, è incredibile quanto sia importante avere un’assistenza medica tempestiva in situazioni di emergenza. La prontezza e l’efficacia dei medici possono fare la differenza tra la vita e la morte.
Caro Bove, sei n esempiio pe tutti noi, certte cose nse dovrebbono mai succede’. Tanta stima per te!
Grazie di cuore per le tue parole. La tua stima significa molto per me e mi spinge a continuare a dare il meglio.
Ma che storia commovente ragazzi! Ci fa pensare a quanto sia preziosa la vita, ogni giorno è un regalo!
Verissimo! È importante appprezzare ogni momennto e non dare nulla per scontato. Le storie che ci tocano il cuore cci ricordano di vivere con graatitudine e amore.
Sono così felice per Bove! Dimostra una forza incredibile! Forza ragazzi! 💪🎉
Anch’io sono felicissimo per lui! È davvero un esempio di perseveranza e dedizione. Continuiamo così! 💪