Dallo spettacolo alla cura dell’anima e del corpo. In questa intervista Luce Caponegro, conosciuta da molti come Selen, racconta il suo percorso di trasformazione: dalla notorietà nel mondo dello spettacolo alla scelta consapevole di reinventarsi come estetista, formatrice e imprenditrice. Un viaggio fatto di coraggio, rinunce, spiritualità e una profonda dedizione alle persone, soprattutto alle donne. Un racconto autentico su cosa significa cambiare, davvero.
Cosa ti ha spinto a scegliere il mondo dell’estetica come nuova strada professionale? È una passione che avevi già da tempo?
Vengo dal mondo dello spettacolo, e per anni ho dovuto prendermi cura del mio corpo e della mia immagine con grande attenzione: ore di palestra ogni settimana, trattamenti estetici, e l’apprendimento dell’arte del make-up — perché spesso, nei contesti lavorativi, non c’è un truccatore a disposizione.
Ho adottato da sempre una routine di skincare molto rigorosa: scrub, peeling, trattamenti per il viso… tutti accorgimenti che mi hanno aiutata a mantenere una pelle luminosa, una silhouette armoniosa e, in generale, a non dimostrare la mia età.
A un certo punto ho sentito il desiderio di trasmettere questo sapere, soprattutto perché mi rendevo conto che tante donne — pur essendo carine, piacevoli, persino bellissime — spesso non avevano le conoscenze o gli strumenti per valorizzarsi davvero. A volte apparivano più sciatte o insicure, ma non perché non fossero belle: semplicemente, non sapevano come far emergere quella bellezza che già avevano. Questo è stato molto bello.
Quali difficoltà hai incontrato nel passaggio da una carriera davanti ai riflettori a una realtà più quotidiana e imprenditoriale?
Ma guarda, in realtà avevo proprio voglia di uscire dai riflettori. Era un periodo della mia vita in cui sentivo il desiderio di fare qualcosa di diverso. Avevo iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo a 18 anni e, ormai, vent’anni fa, ho sentito l’esigenza di imparare qualcosa di nuovo: diventare estetista, entrare nel mondo del beauty. Volevo cimentarmi con nuove competenze e, soprattutto, smettere di essere così dipendente dallo showbiz. Mi piaceva l’idea di poter fare – e saper fare – anche altro nella mia vita.
Quanto è stato importante per te costruire una nuova identità lavorativa?
Costruire una nuova identità lavorativa è stato molto importante per me, perché mi ha permesso di cimentarmi con una nuova esistenza, un modo diverso di vivere: quello delle persone comuni. Questo passaggio mi ha insegnato tanto. Avendo iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo già a 18 anni, ho vissuto una realtà un po’ edulcorata, lontana dalla quotidianità vera. Vedi la realtà attraverso filtri che non sono quelli della vita normale.
Io, invece, sentivo il bisogno di confrontarmi con la normalità, con la routine, con i problemi concreti che affrontano ogni giorno le persone. Per me è stata soprattutto una crescita personale, umana. E devo dire che non è stato facile, perché la vita di tutti i giorni non lo è. La quotidianità, soprattutto quella della borghesia media, richiede grande impegno: bisogna far quadrare i conti, incastrare orari.
Per chi, come me, veniva da un mondo come quello dello spettacolo, fatto di ritmi e parametri completamente diversi, è stato un vero e proprio bagno di umiltà. Ma è anche stata una grande crescita, a livello di anima. Gestire un centro estetico richiede cura e attenzione verso le persone. Qual è l’aspetto del
Gestire un centro estetico richiede cura e attenzione verso le persone. Qual è l’aspetto del tuo lavoro che ti dà maggiore soddisfazione?
Aver gestito non solo la bellezza, ma anche il benessere delle persone, è stato per me estremamente gratificante. Nel mio centro ci siamo molto concentrati sui protocolli rigenerativi per il corpo: dai massaggi anticellulite a quelli rassodanti, fino ai trattamenti ispirati alla tradizione ayurvedica. Tutti orientati non solo al risultato estetico, ma soprattutto al benessere psicofisico della persona.
Questo approccio ha creato una vera e propria sorellanza con le mie clienti. Sentirmi dire spesso da loro che “il tuo è un centro diverso”, o che “è riduttivo definirti estetista”, è stato per me motivo di grande orgoglio. Alcune mi chiamano ancora oggi “la dottoressa” all’interno del centro, e mi fa piacere.
Capisco che tutto l’impegno, la preparazione e la formazione che ho fatto in tutta Italia abbiano dato i loro frutti. È questo che, alla fine, ha fatto davvero la differenza.
Hai mai percepito pregiudizi o difficoltà nel mondo del lavoro legati al tuo passato? Come li hai affrontati?
Beh sì, se devo essere sincera, qualche pregiudizio all’inizio l’ho vissuto. Un po’ come dire: “Vediamo questa cosa sa fare…”. Ma quei pregiudizi sono stati presto superati grazie alla mia professionalità e alle mie competenze.
Nel tempo sono diventata docente in due importanti scuole di estetica a Ravenna. Sono entrata a far parte del comitato delle estetiste, che si interfaccia con il governo tramite un’associazione, contribuendo anche al dialogo sulla legislazione in materia estetica.
Ho portato le mie allieve a partecipare a show e sfilate, collaborando con Federmoda, grazie anche alla mia esperienza come insegnante di trucco. Mi sono tolta tante soddisfazioni, si è parlato di me in modo positivo e costruttivo, e tutto questo ha contribuito a far crollare i pregiudizi. Alla fine, non ce n’è stato più bisogno: parlavano i risultati.
Crescere un figlio mentre si lavora non è mai semplice. Qual è il valore più importante che cerchi di trasmettergli?
Essere imprenditrice e, allo stesso tempo, mamma di un bambino piccolo non è stato affatto facile. Ho iniziato quando mio figlio aveva appena due anni, e conciliare le lunghe giornate al centro estetico con il ruolo di madre è stata una vera sfida — soprattutto perché sono una mamma single. Fortunatamente, ho avuto il grande supporto di mia madre, una presenza fondamentale.
Purtroppo, in Italia mancano ancora strumenti concreti a supporto delle mamme lavoratrici: c’è poco welfare e pochi servizi realmente pensati per facilitare la conciliazione tra lavoro e maternità. In altri Paesi, ad esempio, esistono aziende che offrono asili interni e pause regolari per consentire alle madri di vedere i propri figli. Sarebbe bello evolvere anche in questa direzione.
Personalmente, ho scelto di rinunciare a molto per stare vicino a mio figlio. Per almeno 15 anni ho messo da parte cinema, viaggi, uscite con le amiche, vacanze, relazioni. Ogni momento libero lo passavo con lui: al McDonald’s, a guardare cartoni animati, a mangiare una pizza. Per me era importante esserci, esserci davvero.
Il valore più grande che ho cercato di trasmettergli è l’onestà: essere corretti, cercare sempre la verità. Questo, più di ogni altra cosa, mi sembrava il dono più prezioso.
Hai cambiato più volte vita. Come ci sei riuscita e qual è la spinta che ti fa decidere?
Credo che si arrivi a cambiare davvero solo quando la sofferenza che si prova nella situazione in cui si vive diventa insostenibile. Quando non si sta più bene, restare dove si è diventa quasi impossibile.
Detto questo, penso che il cambiamento non avvenga mai all’improvviso, da un giorno all’altro. È più simile a un attraversamento: come passare da una sponda all’altra di un fiume. C’è un percorso che si snoda gradualmente, fatto di tappe, riflessioni e prese di coscienza.
Spesso, lungo questo cammino, arrivano eventi o segnali trasversali che ti aiutano a capire la direzione da prendere. E, a poco a poco, il disegno diventa più chiaro.
Se guardi indietro, qual è la cosa di cui vai più fiera nel tuo percorso di vita?
La cosa di cui vado più fiera è la mia capacità di cambiare. So bene che non è semplice: lo vedo spesso parlando con persone che si sentono intrappolate in vite che non sentono più loro, in cui non stanno bene o non si sentono riconosciute. Eppure, molte continuano a restare in quelle situazioni di sofferenza.
Per quanto mi riguarda, arriva sempre un momento in cui sento dentro di me come un urlo, una voce interiore che mi dice: “Basta, devi cambiare.” Da lì inizio a visualizzare ciò che desidero davvero, la vita che voglio. E comincio a fare piccoli passi in quella direzione. Certo, a un certo punto bisogna anche prendere delle decisioni nette, senza più voltarsi indietro. Serve coraggio, ma è proprio lì che nasce il cambiamento vero.
Che consiglio daresti a chi si sente bloccato in una fase della vita e vorrebbe cambiare strada?
Credo molto nella forza della meditazione. Penso che le risposte più autentiche si trovino dentro di noi, ma spesso è difficile ascoltarsi davvero: siamo continuamente bombardati da stimoli, distrazioni, opinioni esterne. Parlare onestamente con se stessi, guardarsi allo specchio senza mentire, è una vera sfida.
In questo senso, la meditazione è uno strumento prezioso. Ti aiuta a creare uno spazio interiore di silenzio, un momento in cui tutto si quieta e le verità, anche quelle più scomode o dolorose, possono emergere.
È lì che iniziano i cambiamenti profondi — quelli che richiedono impegno, lucidità e coraggio, sia mentale che emotivo. Per me, la meditazione è davvero uno degli strumenti più efficaci per ritrovare sé stessi.
Quali sogni hai ancora nel cassetto, sia per te che per il tuo centro estetico?
Mi sono specializzata in una tecnica che simula l’effetto rasato sulla testa di chi ha perso i capelli, attraverso la dermopigmentazione. È un lavoro che posso svolgere anche in centri medicali, spostandomi dove serve. Ma più di tutto, oggi sento di essere in un momento di grande trasformazione.
Dopo anni dedicati con passione al mondo dell’estetica e della cura degli altri, avverto dentro di me il bisogno di una nuova direzione. Sto entrando in una fase più matura della mia esistenza, e con essa cresce il desiderio di vivere con più equilibrio, più consapevolezza e, soprattutto, più tempo per me.
Abbiamo parlato a lungo di cambiamento, di quanto possa essere difficile ma anche necessario. E adesso sono io a raccogliere il testimone di quel cambiamento. Mi sto preparando ad aprire un nuovo capitolo della mia vita — più essenziale, più centrato, più vero.
Mi piace chiudere questa intervista con una frase che porto con me da anni, e che ho sempre rivolto alle mie clienti: “Il tempo che dedichiamo a noi stesse è oro che non ci porterà mai via nessuno.”
E ora, è proprio quel tempo che ho bisogno di donare alla mia vita.
Luce Caponegro ci lascia con una riflessione potente e dolce insieme: “Il tempo che dedichiamo a noi stesse è oro che non ci porterà mai via nessuno.”
Una frase che racchiude il senso profondo del suo percorso e che diventa invito per tutte e tutti a riscoprire il valore della cura personale, della verità interiore e del coraggio di cambiare.
La sua storia ci ricorda che si può sempre ricominciare, con grazia, determinazione e amore per sé.